Insieme per preparare il mese missionario 2022
a cura di paolo (0 commenti)

Il Consiglio Generale della nostra Congregazione, già da tanto tempo aveva organizzato l’incontro con le Equipe missionarie di ogni Provincia. L’appuntamento, via Zoom, è stato fissato per sabato, 3 settembre, alle ore 15.00 con il seguente schema
1 – Accoglienza – Sr Stella
2 – Preghiera – canto – Sr Helena
3 – Importanza del mese missionario – “Di me sarete testimoni” – Sr Venicia
Ricordare della Priorità del Capitolo:
Motivare e preparare le Suore ad affrontare con competenza e coraggio le sfide del ministero apostolico e missionario ad aprire nuove missioni interprovinciali e intercongregazionali.
- Studiare la possibilità di aprire una comunità internazionale con la collaborazione di persone e presenze di tutte le Province (anche in Italia).
- Ogni Provincia abbia chiaro nel programma di formazione il contenuto sulla preparazione missionaria.
- Aprire comunità nei luoghi dove ci sono vocazioni.
- Promuovere nelle Suore più avanti negli anni la passione missionaria nell’accogliere chi viene a che vive intorno.
4 – Suggerimenti per come celebrare meglio il mese missionario
- Raccomandazioni del Fondatore – Sr Stella
- Nella Congregazione: - Sr Venicia
- In comunità:
- Nelle parrocchie - nelle scuole: Sr Helena
Es.
Celebrare la prima domenica di ottobre – domenica missionaria pallottina
Adorazione per tutta la missione pallottina
Rosario Missionario
Preghiera giornaliera per le missione
Giornata mondiale per la missione
- Preghiera finale – Sr Helena
Come sempre l’incontro è stato molto positivo ed apprezzato dalle Suore. Si cammina in sinodalità con la Chiesa e all’interno della Congregazione. Molti sono stati i suggerimenti concreti emersi nella condivisione, come pure è stato molto apprezzato il Discorso che il Papa San Giovanni Paolo I fece all’Unione nel lontano 1985, in occasione dei 150 anni della Fondazione dell’Unione e che alleghiamo di seguito. Entusiasmo e speranza spingono, il Governo Generale, a continuare ad offrire strumenti validi per camminare insieme.
Sr Stella Marotta
***************************
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’UNIONE DELL’APOSTOLATO CATTOLICO
DI SAN VINCENZO PALLOTTI
Sabato, 2 novembre 1985
Cari fratelli e sorelle, membri dell’Unione dell’Apostolato cattolico!
- A voi il mio saluto cordiale! Provenienti da dodici Paesi e cinque Continenti siete venuti qui, nel cuore della cattolicità, come pellegrini per rinnovare la vostra fede, per pregare sulla tomba di San Pietro e per incontrare il suo successore.
Siete venuti anche per pregare davanti alla tomba di San Vincenzo Pallotti nella chiesa di San Salvatore in Onda, per essere ricolmi del suo ardente spirito apostolico. In ogni parte del mondo in cui la famiglia pallottina è presente, si sono celebrati i 150 anni della fondazione dell’Opera di San Vincenzo Pallotti; ma è qui a Roma, città dei Principi degli apostoli, che questa celebrazione giubilare trova la sua massima espressione. Con sentimenti di riconoscenza guardate indietro a questi 150 anni che Dio ha benedetto; il vostro Fondatore, San Vincenzo Pallotti, attraverso l’Opera da lui istituita, ha riunito molti fedeli. L’Unione dell’Apostolato cattolico riunisce in sé sacerdoti, fratelli e suore, laici sposati e non sposati; tutti traggono vita dalla forza del Vangelo e, fedeli alla Chiesa secondo l’esempio del loro Fondatore, operano per essa.
- San Vincenzo Pallotti ha tanto amato la Chiesa e l’ha servita fino all’ultima ora della sua vita. Come uomo e sacerdote di profonda fede e di incessante impegno, era convinto che nella Chiesa risplende l’Amore infinito di Dio rivelato in Gesù Cristo. Spesso il Santo descrive la Chiesa come segno di salvezza per questo nostro mondo e come il luogo dove Dio riversa per gli uomini la sua misericordia. Dall’amore infinito di Dio è nata la Chiesa come segno visibile della sua bontà. Per questo la missione della Chiesa è diffondere l’Amore che salva e tutti i fedeli sono chiamati a cooperare nell’adempimento di questa missione.
Ecco perché i membri dell’Opera di San Vincenzo Pallotti amano e servono la Chiesa, così che essa si manifesti “come città collocata sopra un monte” (Mt 5, 14). Anche voi, fratelli e sorelle, amate dunque la Chiesa nel cammino di questo nostro tempo: essa è da alcuni contestata, incompresa e perseguitata e tuttavia essa arde del fuoco dell’amore per Gesù Cristo, nostro Signore.
- Il Concilio Vaticano II ha descritto la Chiesa, attenendosi fedelmente alla teologia dei Padri, come un sacramento di salvezza per tutto il mondo. Come ha sottolineato il Concilio: “Cristo risorto dai morti ha donato lo Spirito che dà vita ai suoi apostoli e attraverso di esso ha reso il suo corpo, la Chiesa, sacramento di salvezza per tutti” (Lumen gentium, 48). Nella Chiesa vive e opera il Signore crocifisso e risorto dal quale la Chiesa riceve la forza per l’annunzio della buona novella. Egli, nel suo amore, ha donato alla Chiesa lo Spirito Santo che la consolida per sempre nella fedeltà al suo Signore e capo e accende in lei l’amore a Dio e agli uomini.
Perciò la Chiesa non può essere giudicata allo stesso modo delle strutture sociali temporali, come per esempio secondo modelli di pensiero democratico. Certamente essa getta le fondamenta nello stesso ambito temporale e storico alla cui salvezza è chiamata. Prende parte al mutare della storia: soffre con gli oppressi e i perseguitati, difende i veri valori umani.
Essa stessa nel corso della storia e fino ai nostri giorni è stata perseguitata, minacciata e ostacolata e deve essere continuamente rinnovata. Ma il suo messaggio più profondo non si rivela a una semplice osservazione del suo cammino storico: il suo mistero si fonda su Gesù Cristo che opera in lei. Perciò la Chiesa può rendere noto il messaggio definitivo di Dio: egli vuole la salvezza di tutti gli uomini. San Vincenzo Pallotti ha vissuto di questo mistero della Chiesa, fortemente convinto che nel sacramento di salvezza, che è la Chiesa, Dio voglia condurre attraverso suo Figlio Gesù Cristo tutte le nazioni e i popoli di ogni lingua alla casa del Padre. Seguite l’esempio del vostro fondatore e scoprite l’enorme mistero della Chiesa. Seguite San Vincenzo Pallotti che impresse alla sua fondazione uno spirito di dipendenza dalla Chiesa di Cristo. Sì, il santo riconobbe espressamente la sua fedeltà al successore di San Pietro e la visse in modo esemplare nei confronti dei miei onorati predecessori Gregorio XVI e Pio IX. Affidò a loro la sua opera e con la loro benedizione volle portare avanti l’apostolato di preti e laici, di suore, di giovani e vecchi, di sposati e non, in unione con l’Apostolato cattolico.
E ancora: San Vincenzo volle mettere la sua fondazione interamente al fedele servizio della Chiesa. Così pose la sua congrega, quale “corpo aiutante della Chiesa” (OOCC, I, 6 s.), alla piena dipendenza del successore di Pietro (Ivi, 5). Un “corpo aiutante” deve servire e aiutare, deve impegnare tutte le sue forze per la missione della Chiesa in questo mondo. Questa unità dell’intelletto, della volontà e del cuore con la Chiesa, impressa dal santo alla sua fondazione, rimanga per voi, cari fratelli e sorelle, come un nuovo compito ogni giorno.
- L’opera di San Vincenzo Pallotti, già esaltata dal mio predecessore papa Gregorio XVI l’11 luglio 1835, contribuisce a ravvivare e sviluppare l’universale vocazione apostolica del popolo di Dio, affinché tutti i fedeli, in conformità al proprio stato e in misura delle proprie forze, possibilità e condizioni di vita, si adoperino sempre di più per la salvezza del prossimo e per la diffusione della fede cristiana nel mondo.
Bisogna infatti risvegliare in tutti i battezzati la vocazione apostolica e fortificare il senso di responsabilità per la salvezza del prossimo, incoraggiando gli uomini a impegnarsi sinceramente nella vita e nell’azione apostolica. Tutti i cristiani, come dice San Vincenzo, devono contribuire alla crescita dell’ardore apostolico e missionario della Chiesa. Parlando dell’apostolato e della sua opera, il santo ripeteva spesso le parole: “unire”, “riunire”, “associare”, “collaborare”. Capiva che sacerdoti, laici e monaci devono unire i propri sforzi apostolici per servire la Chiesa al meglio. Così fondò la Comunità dei sacerdoti e dei monaci, animatori dell’Unione dell’Apostolato cattolico, come sua “parte locale e molla principale di azione”; fondò la Congregazione delle sorelle dell’Apostolato cattolico, che contribuiscono ad assicurare l’unità e l’efficacia dell’apostolato di tutta l’Unione; richiamava i laici a collaborare nella realizzazione dei compiti apostolici dell’Unione e a rendere una viva testimonianza evangelica nel mondo, in famiglia e sul posto di lavoro. Il santo desiderava che sacerdoti, monaci, suore e laici fossero uniti dal “sacro vincolo di una stretta unità fraterna” (Lettere, 527).
L’Unione dell’Apostolato cattolico raccoglie infatti diverse vocazioni e servizi differenti: i sacerdoti e i monaci, che sono gli animatori e responsabili; le suore, che con la loro vita consacrata a Dio si dedicano all’apostolato tra i giovani, gli anziani e gli ammalati e ad opere di misericordia; i laici, chiamati a diventare nel mondo il “sale della terra” (Mt 5, 13). E tutti sono uniti nell’amore, perché, come disse il fondatore: “la carità vissuta come lo descrive l’apostolo nella prima lettera ai Corinzi, costituisce lo spirito integrale, reale della Compagnia, e se dovesse mancare, non esisterebbe in essa nemmeno un apostolato cattolico” (OOCC, III, 137).
- Al suo Istituto, San Vincenzo Pallotti diede come modello l’imitazione di Gesù, l’apostolo del Padre Eterno. Ecco come egli stesso si espresse: “Dobbiamo imitare Gesù Cristo, che è l’apostolo del Padre Eterno, così la vita di Gesù Cristo che è il suo apostolato dev’essere il modello dell’apostolato di ognuno” (OOCC, III, 143). Nel disegno dell’opera della Redenzione, Gesù fu mandato dal Padre per salvare tutta l’umanità e ricondurre a sé chi si era smarrito (cf. Mt18, 11). Seguendo i suoi passi, i membri dell’Unione dell’Apostolato cattolico, in modo particolare i membri laici, devono essere i portatori del suo messaggio nel mondo. L’essere mandati nel mondo, l’essere apostoli per il mondo ha le sue radici nell’invincibile speranza che Cristo ha conquistato il mondo (cf. Gv16, 33). I cristiani perciò vivono nel mondo con una duplice dimensione: essi si rivolgono al Signore in unità con tutta la Chiesa in preghiera, e in essa e con essa ricevono dal Signore la forza necessaria per estendersi a tutta l’umanità. Similmente, San Vincenzo Pallotti voleva che i suoi figli basassero il loro apostolato su di una profonda comunione con Dio, affinché fossero in grado di offrire al mondo un’autentica testimonianza cristiana. Egli era assolutamente convinto che l’efficacia di tale testimonianza sarebbe dipesa dal grado con cui la vita di Gesù Cristo, l’apostolo del Padre Eterno, si fosse riflessa nei membri dell’Unione dell’Apostolato cattolico (cf. V. Pallotti, Compendium Regulae, coll. I, 1). I cristiani che operano nel mondo debbono essere completamente radicati nella vita di Gesù: essi devono procurarsi il nutrimento dall’Eucaristia, permettere a se stessi di essere regolarmente purificati nel sacramento della Penitenza, e trarre energia dalla parola di Dio e dalla preghiera. La sequela di Cristo, l’apostolo del Padre Eterno, è, come scrive il santo, un “ottimo strumento di santificazione” (Ivi, coll. I, 35; cf. Lumen gentium, 41); ma è anche qualcosa di più: attraverso la presenza del Signore stesso e la ricerca della santità da parte del fedele, la Chiesa diventa “la luce del mondo” e il “lievito” (cf. Mt 13, 13; Lc 13, 21), e tutto ciò promuove un “modo di vivere più umano anche nella società terrena” (Lumen gentium, 40). Per questo motivo la vocazione cristiana è essenzialmente apostolica. Solo in questa dimensione di servizio al Vangelo, i cristiani troveranno la pienezza della loro dignità e responsabilità personale.
Per questo vi esorto, cari laici dell’Unione dell’apostolato cattolico, a rimanere uniti tra voi, con i sacerdoti, con i fratelli e con le suore; più ancora vi esorto a rimanere uniti a Nostro Signore e alla sua Chiesa, per poter essere testimoni della sua risurrezione e del suo amore per tutta l’umanità. Con questi voti vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.
Saluto dopo la recita del Santo Rosario, guidata dal Santo Padre, nel cortile di San Damaso
Herzlich grüße ich auch die Jugendlichen aus Deutschland, die zur Seligsprechung von Pater Brandsma nach Rom gekommen sind. Der neue Selige werde euch zum Vorbild und Führsprecher!
Vi ringrazio per questa bellissima fiaccolata. Essa ci porta alla memoria tutti i nostri carissimi defunti. Siamo vicini ai loro sepolcri, nei cimiteri di ogni parte del mondo e soprattutto qui a Roma e a loro abbiamo dedicato la nostra preghiera.