23 Assemblea dell'UISG - Roma

a cura di paolo (0 commenti)

“Le Madri Generali sono determinate a sviluppare una visione programmatica coraggiosa. Il mondo sta cambiando, anche la vita religiosa, e questo richiede la fermezza di intraprendere processi di rinnovamento radicale, spesso più lunghi del mandato di una superiora generale e del suo consiglio”, scrive Giovanni Veggiotti (Avvenire, 08-05-2025)

 

La Madre Ivete ha partecipato alla 23 Assemblea dell’UISG, ricavando tanto beneficio e ricchezza per l’intera Congregazione.

La traduzione è di Luisa Rabolini.

 

Ecco l'articolo.

            Si sta svolgendo in questi giorni la 23ª assemblea dell'UISG, organismo internazionale che riunisce la leadership di 1.900 Istituti di Suore. Al centro della discussione ci sono le multiformi sfide della vita consacrata femminile.

            I cardinali hanno iniziato il conclave, ma a poca distanza dalla Cappella Sistina si sta svolgendo un altro conclave, tutto al femminile. La 23ª assemblea dell'UISG, l'organismo internazionale che riunisce oltre 1.900 Istituti di Suore, non è segreta, ma affronta questioni delicate che riguardano un grande tesoro della Chiesa:

            la vita religiosa femminile. La sessione plenaria, che si tiene ogni tre anni, è iniziata lunedì presso l'Hotel Ergife di Roma e si concluderà venerdì 9. Circa 970 superiore generali, leader di altrettanti Istituti Religiosi, provengono da 75 nazioni del mondo e sono riuniti attorno a tavoli circolari, divisi per lingua e provenienza.

            Non si tratta di un convegno in cui ci si limita ad ascoltare gli interventi dei relatori, ma di un'autentica attività sinodale caratterizzata dal confronto reciproco. Le riflessioni, sia generali che in piccoli gruppi, partono dal tema scelto per questa assemblea: “La vita consacrata. Una speranza che trasforma”.

            Le religiose affrontano le loro giornate lavorative lasciandosi conquistare dalla speranza, come piccole fiamme pronte ad essere luce per l'umanità. È questo l'auspicio di Suor Simona Brambilla, già prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il secondo giorno, ha incoraggiato le sorelle a considerare la vita religiosa come una luce “che brilla come la luna: non con luce propria, ma riflettendo la luce di Cristo”. 

            La sinodalità è stato il tema centrale della giornata di mercoledì 7. È stata illustrata l'esperienza di alcune religiose che si sono mostrate segno della Chiesa sinodale in Paesi dove l'evangelizzazione sta vivendo una fase di crescita, come la Costa d'Avorio, la Repubblica Dominicana e l'India.

             Ma non è mancata una riflessione sulla missione ecclesiale delle donne in aree particolarmente difficili: il Myanmar, la vasta Amazzonia e la delicata zona di confine tra Stati Uniti e Messico.

             La vita religiosa si trova ad affrontare diversi problemi, a volte contrapposti. Il calo delle vocazioni in Occidente, la sfida di una formazione integrale e completa in Paesi dove le vocazioni sono abbondanti. Ma alla plenaria dell'UISG non ci si ferma solo a osservare ciò che non va, si affronta ogni sfida con uno sguardo profetico, “convinti che la vita consacrata sia un dono di cui il mondo ha ancora disperatamente bisogno, sia nel nord che nel sud del mondo”, dice Suor Christina Heltsley, delle Suore Domenicane del Rosario di Sinsinawa (Stati Uniti). Coloro che vivono come donne consacrate nel 2025 non sono chiamate a salvare la società, “ma a camminare accanto agli uomini e alle donne di oggi, indicando loro Cristo Gesù”. 

            La metodologia della Conversazione nello Spirito è lo strumento principale per il discernimento del lavoro dell'assemblea. Questo approccio promuove l'ascolto profondo, la riflessione condivisa e la comunione globale tra i partecipanti.

              È una forma di dialogo in cui lo Spirito Santo è il vero protagonista. Si tratta di un ascolto attivo, in cui si condividono le esperienze personali e quelle della congregazione, cercando allo stesso tempo la guida di Dio per la maturazione della fede delle donne che hanno scelto il servizio come aspetto principale della loro vita. 

            “Essere qui riunite con spirito di condivisione, dice “Suor Mara Lolato, delle Figlie di Sant'Eusebio, “offre un'immagine concreta dell'universalità della Chiesa e della molteplicità dei carismi che la arricchiscono”. Il dialogo ci permette di “condividere le preoccupazioni e le sfide di una leadership, ma soprattutto di ascoltare e imitare le esperienze positive di altre congregazioni”.

            La fraternità, o meglio la sororità, “è la vera protagonista di questi giorni”, aggiunge la coreana Emiliana Park, delle Suore della Carità di Gesù. Agli Istituti non viene chiesto di omogeneizzarsi, “ma di camminare in unità, senza rinunciare alle nostre identità di famiglie religiose, sorte in tempi e luoghi diversi nel corso dei secoli”. 

            Le Madri Generali sono determinate a sviluppare una visione programmatica coraggiosa. Il mondo sta cambiando, la vita religiosa anche, e questo richiede la fermezza di intraprendere processi di rinnovamento radicale, spesso più lunghi del mandato di una superiora generale e del suo consiglio.

           Guardando dall'alto le Madri, lavorando ai rispettivi tavoli, si sentono voci, si vedono volti e colori diversi. Sorelle in abiti tradizionali africani, altre in sari asiatici, altre ancora con il classico velo e molte di loro senza alcun costume specifico, ma vestite come donne comuni. L'immagine, però, è straordinariamente armoniosa, segno di una presenza insostituibile nella Chiesa, quella di un unico corpo ecclesiale che testimonia l'amore di Dio per il mondo.

 

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