Domenica delle palme e della Passione del Signore (Mc 14, 1 - 15, 47)
a cura di paolo (0 commenti)

Come ama Dio
Leggiamo all’inizio della celebrazione delle Palme il racconto dell’ingresso a Gerusalemme di Gesù, acclama-to dalla folla in uno slancio spontaneo, ma senza domani. Poi ascoltiamo il racconto della Passione: la folla ha cambiato fronte. Sono gli stessi quelli che gridavano «Osanna al figlio di Davide» e ora gridano «a morte»?
I discepoli sono dispersi: Pietro rinnega tre volte, solo poche donne rimangono lì, Gesù è solo. Il ritornello del salmo è il grido lanciato da Gesù sulla croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Al grido di tutti i sofferenti che si volgono disperatamente verso un cielo che resta sordo, Dio risponde divenendo in Gesù l’innocente vittima della nostra violenza.
Il grido dell’uomo, abbandonato da Dio, e quello di Dio, tradito dagli uomini, diventano una sola cosa, una riconciliazione da cui sgorgherà la Vita. Durante l’ultima cena con i suoi apostoli Gesù ha annunciato che uno di loro lo avrebbe tradito e ognuno si è chiesto: «Sarò io?». Avrà guardato gli altri, cercando di scoprire chi sarebbe stato il traditore. Oppure ognuno ha interrogato la propria coscienza sulla sua complicità con le forze che avrebbero messo a morte Gesù.
Questo ci rimanda all’essenziale: dove mi trovo con Gesù? Egli c’interpella sempre personalmente: e tu che dici, chi dici che io sia, che vuoi che io faccia per te? La Passione ci rivela come ama Dio: fino a dare sé stesso per salvarci. Non si può amare di più. Gesù si è spogliato del rango che l’eguagliava a Dio per prendere il posto del servo. La figura dell’amore folle di Dio per noi è quella del servo.
Questa Settimana Santa può essere l’occasione per ognuno di noi di scoprire come mettersi al servizio. Al servizio di chi, di che cosa? Ma una cosa è certa: l’amore richiede una risposta, e ciò che celebriamo, facendo memoria dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, è il dono dell’amore affinché diventiamo insieme il suo segno.