La Pia Casa di Carità di San Vincenzo risposta ai drammi di un’altra epidemia

a cura di paolo (0 commenti)

Nel Regolamento della Pia Casa di Carità San Vincenzo stesso scrive: «Ma per le luttuose conseguenze del colera, che afflisse la nostra Roma nell’anno 1837; e per altre circostanze, cresciuto sempre più il numero delle ragazze raccolte, e il bisogno di accoglierne altre in gran numero: nel 1838 il 25 marzo dietro le replicate istanze della pia Società colle facoltà prese dall’Udienza di Sua Santità Gregorio XVI… fu accordato alla pia Società l’uso del locale detto Collegio Fuccioli in Via Borgo S. Agata, 8».

Attingendo da lui, Madre Battistina Nori, nella sua Tesi di Laurea nel 1946: «Per le luttuose conseguenze del colera...» tante opere erano state ritardate per l’assistenza dei colerici e tanto smossi erano gli spiriti: ... ecco i motivi di un più intensivo lavoro per la Pia Casa di Carità. Mai come nel colera del 1837, da luglio a ottobre del 1837, Pallotti aveva allargato e intensificato la sua attività caritativa nel popolo. Prima ancora che il flagello toccasse Roma, egli lo previde; e interrogato rispose che anche la “Città Santa” ne sarebbe stata colpita. Però, nonostante la sua certezza, si adoperò con sacrifici, penitenze, preghiere e processioni pubbliche e private per scongiurare il pericolo. Lungi da temere per la propria vita, egli riunì nella chiesa dello Spirito Santo

quanti più ecclesiastici poté e si portò con essi, processionalmente, a piedi scalzi, a Santa Maria Maggiore per pregare avanti la Vergine miracolosa… Lo stesso Papa Gregorio XVI invocò Maria SS.ma, per far finire l’epidemia di colera. La processione era seguita da una gran folla divisa in più sezioni… Tale manifestazione di fede fu seguita, qualche giorno più tardi, dall’altra già descritta, con la quale: la venerata Immagine dalla Basilica Liberiana fu portata al Gesù.

È un po’ come è avvenuto in questo periodo, gli appelli che ci sono giunti da Papa Francesco, ci sollecitano alla preghiera e alla solidarietà. Già da lunedì 2 marzo abbiamo pregato il Rosario nella nostra Parrocchia “Santa Maria ai Monti”, dove la lapide, dedicata San Vincenzo Pallotti, ricorda il suo amore per questo Rione. Insieme con alcune ragazze ci siamo recate di sera in chiesa proprio per supplicare la Madonna di liberare l’Italia dall’epidemia.

Quando è stata chiusa la Scuola, alcune bambine e ragazze sono tornate presso la loro mamma o il proprio papà, come avviene ogni fine settimana. Solo tre ragazze sono rimaste nella Pia Casa e stanno condividendo con noi l’esperienza del distanziamento sociale. L’atmosfera, poi, è diventata completamente diversa perché siamo rimaste in casa, senza celebrazioni liturgiche. Papa Francesco è andato da solo a Santa Maggiore e alla Chiesa di San Marcello al Corso.

È vero, si è trattato di «un improvviso e tremendo flagello» – come lo definisce Ermanno Ponti nel suo libro “La Pia Casa di Carità in Borgo Sant’Agata” del 1939. Proprio quello che il Nord Italia, soprattutto, si è trovato a vivere in questo periodo.

Non avremmo mai immaginato di trovarci di fronte a tali «luttuose conseguenze»: una pandemia che ha coinvolto tutto il nostro pianeta. Nel momento straordinario di preghiera del 27 marzo, abbiamo visto Papa Francesco solo, sotto la pioggia, in una Piazza San Pietro completamente deserta. Il Santo Padre è sempre stato una figura di riferimento per tutti, ma ora ancora di più.

La Santa Messa celebrata da lui, nella cappella di Casa Santa Marta viene trasmessa anche da RAI1 e durante il Telegiornale si evidenziano le sue intenzioni nella celebrazione eucaristica della mattina. Anche le ragazze partecipano ai momenti importanti di preghiera, al Rosario dai tanti Santuari di Italia: da Brescia a Loreto, da Bologna a Pompei, da Caravaggio a Copertino e a Bari.

Per consentire anche a chi sta in famiglia di essere unita a noi nei momenti straordinari di preghiera, inviamo messaggi per far conoscere i vari Santuari da dove si prega. Siamo lontane, ma solo fisicamente! Le ragazze stanno seguendo, anche da casa, le lezioni scolastiche, tramite i cellulari, il computer e le varie piattaforme. Qualche volta facciamo da tramite con le Scuole, quando non riescono a collegarsi. Durante questo tempo, il ritmo è diverso, rallentato; abbiamo più tempo per pregare. Le ragazze che sono rimaste nella Pia Casa, oltre a seguire le lezioni on-line, stanno

vivendo con noi le grandi iniziative di preghiera e di supplica al Signore e a Sua Madre, Maria SS.ma. Con le altre che risiedono presso la famiglia manteniamo frequenti contatti, attraverso messaggi e telefonate. I rapporti interpersonali sono diventati molto importanti. C’è un signore che viene spesso a chiedere il latte e i biscotti, quando ringrazia, prega le giaculatorie: “Regina dei Patriarchi”, “Avvocata nostra”. La preghiera sta coinvolgendo tutti! Don Nicola, il nostro Presidente, viene ogni Domenica, munito di mascherina, a celebrare la Santa Messa; anche Nailin, Ailine e Marta partecipano, perché la chiesa è grande e ci permette buone distanze.

Il 24 aprile è venuta a mancare Suor Tommasina, una grande colonna, “la memoria storica” di questa Pia Casa. Da molto tempo stava male; alternava periodi in clinica a periodi nella Casa Cenacolo, di Grottaferrata, dove è stata accolta alla fine di novembre. Nel mese di marzo ha subito un intervento chirurgico, dal quale non si è ripresa. Sicuramente ci guarda dal Cielo, visto che è vissuta in questa Casa per quarantasette anni! Anche se non abbiamo potuto partecipare alla Santa Messa di Esequie, l’abbiamo ricordata nella nostra preghiera con grande affetto e gratitudine. In questo tempo abbiamo consapevolezza di trovarci di fronte a un grande mistero.

San Vincenzo è stato capace di sprigionare tante energie positive, perché ha avuto sempre grande fiducia nel Signore e nella «più che Innamoratissima Madre Maria». Da lui e da Papa Francesco vogliamo imparare a nutrire nel cuore la speranza, anzi “la certezza” che tutto concorre al bene di coloro che sono amati dal Signore.

Sr Sara Carfagna, CSAC

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