Finché non sia formato Cristo in voi

a cura di paolo (0 commenti)

Finché non sia formato Cristo in voi.

La formazione è azione del Padre che mira a formare in noi i sentimenti e la sensibilità del Figlio: da questa idea di formazione deriva una serie di conseguenze estremamente importanti.

La prima è di natura psicologica.

Se formazione vuol dire aver in noi lo stesso cuore del Figlio, del Servo e

dell’Agnello, è fin troppo evidente che un’azione formativa del genere non può che durare tutta la vita, se deve andare così tanto in profondità, infatti, ha necessariamente bisogno di estendersi a tutta l’estensione della vita, essa

abbraccia tutta la vita proprio perché abbraccia tutta la persona. È l’idea della formazione continua.

La seconda conseguenza è di natura teologica: se è il Padre il Formatore, Egli –evidentemente- non cessa di desiderare di ritrovare in noi il volto e il cuore dell’Amatissimo Figlio suo, e non cessa dunque di metter in atto questo processo, in ogni istante e per tutta la vita. La formazione continua

ha dunque radici teologiche. Ma implica in ogni caso un serio lavoro di attenzione educativa alla propria sensibilità da apprendere nel tempo della formazione iniziale.

Da queste considerazioni possiamo trarre l’idea che la formazione continua è l’idea-madre della formazione. La quale nasce subito come un dinamismo che abbraccia tutta la vita. La formazione continua non è qualcosa che viene

dopo, dopo la formazione vera e propria, quella cosiddetta istituzionale, come se il cammino formativo lungo la vita fosse qualcosa di meno vero ed efficace. Al contrario, la formazione continua è ciò che viene prima, ovvero è la premessa e il fondamento di tutto l’itinerario formativo, come il grembo generatore che lo custodisce e gli dà identità, l’orienta e l’anima.

In fondo è anche un’osservazione piuttosto generale: non è il noviziato o il post-noviziato che forma il consacrato, ma è la vita che forma per tutta la vita.

A che serve, allora, la formazione iniziale? Ha una funzione importantissima, poiché cerca di formare nel giovane la disponibilità a continuare a lasciarsi formare dalla vita e da tutte le sue provocazioni educative. È la cosiddetta docibilitas, ovvero la disponibilità umile e intelligente di chi “ha imparato a imparare”, a lasciarsi toccare e metter in crisi dalla vitastessa, in tutte le sue stagioni, a lasciarsi illuminare e

provocare dagli altri, buoni e cattivi, piccoli e grandi, a lasciarsi insegnare dai successi e dagli insuccessi, dalle situazioni gradevoli e sgradevoli… La persona docibilisnontrascura né butta via nulla della vita, ha scoperto quanta grazia vi sia in ogni frammento d’esistenza, e non se la lascia sfuggire. Ha imparato a lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita.

Ma occorre preparare a questo, togliere tutte quelle paure, rigidità, sospetti, resistenze… con cui siamo soliti difenderci dalla realtà, dagli altri, finendo per non percepire più nella realtà stessa la mediazione dell’azione formativa del Padre.

Occorre che il giovane impari a cercare Dio in tutto, in ogni momento e in ogni persona, nella buona e nella cattiva sorte, nei poveri e nei deboli, anche quando un altro lo cingerà e porterà ove lui non vuole. La morte sarà il momento culminante di questo cammino formativo, il momento nel quale quella conformità ai sentimenti del Figlio, del Servo, dell’Agnello raggiungerà il punto più alto.

Per questo è importante proprio questo tipo di formazione iniziale: non basta più oggi formare persone docili, occorre formare persone alla docibilitas, libere e responsabili della propria crescita, desiderose di lasciarsi formare dalla mano del Padre ogni giorno della loro vita.

          (Amedeo Cencini)

 

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