UAC: la quotidianità della fede amata da Vincenzo Pallotti

a cura di paolo (0 commenti)

Scegliere di aderire all’UAC da sacerdote diocesano: perché? La collaborazione di lunghi anni con le Suore Pallottine di Riposto e, tramite loro, con l’UAC del medesimo comune e poi con quella nazionale e con le comunità di padri e suore pallottine è una ragione, tuttavia non sufficiente.

Grazie alle relazioni si scopre la figura di Vincenzo Pallotti, si inizia a leggere la sua vita, a conoscerlo meglio tramite i suoi scritti, superando l’ostacolo della lingua e dei concetti del suo tempo, per ritrovare, oltre questi, la luce del Vangelo. Una luce che lo stesso Pallotti ha compreso diffondersi nella ferialità della fede, in quell’essere presenti al proprio posto, fedeli alla propria vita e alla vocazione ricevuta. Si compie così quanto l’Apostolo raccomanda ai cristiani di Corinto:
“Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato” (1Cor 7,20). Quello che il pallotti chiede all’UAC è pertanto questo esserci nella quotidianità della fede, senza eroismi, né protagonismi. Abitare gli spazi di ogni giorni, con dedizione ed amore per ciò che si è chiamati ad essere e a compiere: questa è la missione dell’UAC perché la fede sia risvegliata nel cuore dei cristiani.

Il Pallotti non chiede una fuga dal mondo e dalle proprie responsabilità, non invita ad un misticismo che denuncia il non volersi impegnare. Compito dell’UAC è camminare la storia degli uomini che è la propria storia, fatta di luci ed ombre, di grandezza e miseria, di peccati riconosciuti e confessati con umiltà e di perdono illimitato scaturito dall’amore misericordioso di Dio.

Nel mio caso, come presbitero diocesano e docente di esegesi biblica, il Pallotti mi sprona a vivere con coraggio la tensione tra il silenzio della preghiera e dell’ascolto della Parola e l’offerta della vita agli altri nella parrocchia e nell’insegnamento. Si tratta di una fatica bella, a volte difficile a portare, ma la gioia che ne viene è grande.

Chiaramente tante sono le inadempienze e gli errori, ma non ci si può attardare su di essi: abitare la quotidianità significa accogliere e accettare, con umiltà e gratitudine, il limite, l’incompiuto, l’errore, bandendo il senso di colpa che non giova. La fedeltà di Dio al suo amore ed alla sua chiamata permettono di accogliere la vita in ogni ora così com’essa si presenta e di ringraziare.

Questo mi dona l’UAC e in questo mi incoraggia. Credo che la ferialità sia il dono più grande in quest’era frenetica e assordante. La nostra fede non nasce forse e non si nutre se non della perseveranza di un ascolto silenzioso della Parola, della gioia intima della preghiera, del lavoro di ogni giorno compiuto in pace e con cuore lieto? Ringraziamo il Signore per il Pallotti che ama la ferialità della fede e permette a tutti noi di abbracciarla.

S. Giovanni Bosco, 04 gennaio 2019
Don Carmelo Raspa

 

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