Suor Fortunata Chiricozzi

a cura di paolo (0 commenti)

Il saluto a Suor Fortunata Chiricozzi 

Ci siamo raccolti in tanti per accompagnare nella preghiera suor Fortunata verso l’incontro con il Padre e con l’Amato della sua vita, il Signore Gesù.

La nostra presenza qui è segno di gratitudine a lei per il tanto bene che ha fatto nella nostra comunità, in questa clinica e nella vita di tanta gente del Unione dell’Apostolato Cattolico e di chi ha vissuto occasioni di incontro con la Villa del Rosario. Insieme è il nostro modo per dire grazie a Dio per averci dato una donna e una religiosa come è stata suor Fortunata.

E’ stato un percorso forse non tanto lungo – poco fa ha compiuto 76 anni, ma ricco e carico di anni ed esperienza di vita

Entra nella casa delle suore pallottine nel 1966 e qui vive come suora, infermiera, consorella fino ad oggi.

Abbiamo appena ascoltato le parole di S. Giovanni: «Fratelli, noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli».

Questa cara suora ha amato i fratelli con tutto il cuore, con fedeltà quotidiana, mettendo in questo amore tutte le energie e i molti talenti ricevuti dalla Provvidenza, con una particolare predilezione verso i più deboli e sofferenti. In questo suo amare non a parole ma nella concretezza dei fatti ci ha mostrato che lei era già «passata dalla morte alla vita».

Da quando aveva incontrato Gesù iniziando il noviziato nel 1966 e a lui aveva consacrato tutta se stessa due anni dopo con la prima professione, aveva rinunciato a tutto, era morta a se stessa per donare ai fratelli tutto quello che era e aveva. Non aveva avuto più paura di consumarsi senza risparmio perché aveva scoperto una vita nuova, la vita fatta di amore che non aveva davanti la morte ma l’abbraccio con l’Amore pieno che è il nostro Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Questo amore è stato la forza che l’ha sostenuta anche durante la pesante malattia che l’ha portata alla morte fisica. Quando ormai era costretta a letto e alcuni giorni fa sono stato chiamato per portarle la benedizione di Dio, mi ha profondamente edificato la serenità che salivava dalle profondità del suo animo dove dimorava l’amore che Gesù le aveva donato e che non era oscurato né dalle sofferenze né dalla paura della morte. Era già del Signore e lo attendeva come sposa fedele, accompagnata dalle preghiere delle consorelle.

Ora crediamo e speriamo che suor Fortunata sia nell’abbraccio del suo Sposo eterno per il quale ha donato tutto. Lo crediamo e lo speriamo perché ella si presenta davanti a Gesù potendo mostrargli le credenziali che lui chiede ai suoi discepoli, come abbiamo sentito nel vangelo.

Può dire, con tutta verità a Gesù: «Ho accolto ogni giorno, con cuore aperto, sorelle e fratelli piccoli, deboli, sofferenti e nei loro occhi e sul loro volto ho riconosciuto il tuo sguardo e il tuo sorriso».

Siamo certi che si sente rispondere dal Signore risorto: «Tutto quello che hai fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’hai fatto a me: Vieni benedetta del Padre mio».

La pagina evangelica ci consegna la promessa, “beati”, per coloro che vivono il vangelo. E nelle vicende varie della vita, anche le più faticose, si può gustare una beatitudine, si può cogliere la presenza di Dio che è con noi.

Certamente la vita di suor Fortunata è vita beata, non anzitutto perché felice, ma perché abitata da Dio, dalla sua presenza, dall’amore che abbiamo ricordato, dal dono della sua vita.

Mi piace pensare però che questa beatitudine è anche per noi. Beato chi ha potuto incontrare suor Fortunata sulla sua strada e da lei ha ricevuto il bene. E’ stato il dono della parola, della consolazione, del suo ascoltare…; è stata la mano che prende e accompagna come fa ogni buon samaritano e così la ricorda chi a questa clinica l’ha incontrata. Sono beati i tanti per cui lei ha pregato e ancora prega.

Beati: così vogliamo pensare alla vita e al dono di suor Fortunata in mezzo a noi. Ma così vogliamo sentirci un po’ anche noi per averla avuto e incontrata.

Beati… E’, immagino, anche l’augurio, il messaggio che suor Fortunata ci lascia. Non abbiate paura di cercare l’amore di Dio, non abbiate paura di desiderare una vita beata, una vita che in comunione con Dio sa fare il bene, sa confidare in Lui, e ci si riconosce cittadini del Regno dei cieli.

Suor Fortunata ce ne sarà grata e intercederà per ognuno di noi e, in particolare, per l’amata comunità di Villa del Rosario e Casa “Cenacolo”, perché possa proseguire la sua provvidenziale opera di carità sulla quale ella l’ha indirizzata la maggior parte del suo servizio.

E non dimentichiamo l’esempio luminoso di questa cara suora che abbiamo avuto vicino perché ci ha mostrato l’unica strada sulla quale val la pena di spendere i giorni che ci sono dati: è la strada del dono di noi stessi che porta dalla morte alla vita eterna dove suor Fortunata ci attende.

Padre Adam, SAC
(Cappellano della clinica)

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