Quel che nasce dallo spirito e spirito

a cura di paolo (0 commenti)

IV domenica di Quaresima (Gv 3,14-21)

Commento al quadro di Volmarijn Cristo e Nicodemo    

L’incontro avviene su uno sfondo buio.       

È  la notte  della mente e del cuore di chi fa resistenza a lasciarsi illuminare dalla luce di Cristo e  dalla sua Rivelazione.  

Illuminati dalla luce di due candele, i protagonisti sono seduti ad un tavolo. Sopra di esso le Sacre Scritture. 

Gesù assume il ruolo richiestogli da Nicodemo; Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio. E da maestro spiega al suo colto ed esperto interlocutore il vero significato delle Scritture: è Lui il Messia da tutti atteso! Citando l’esperienza di Mosè nel deserto e l’episodio del serpente innalzato, perché gli israeliti potessero salvarsi, Gesù rivela la sua Pasqua e il compimento della salvezza di Dio per gli uomini.

Ma soffermiamo l’attenzione su un particolare dell’opera, la gestualità dei due personaggi. Gesù da vero maestro sta elencando qualcosa: probabilmente si riferisce alla prima nascita e alla seconda, la rinascita, essa ha origine dall’alto, dalla misericordia di Dio: Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo.

 L’anziano Nicodemo, curiosamente, ha tra le mani degli occhiali. Perché il nostro pittore ha usato questo anacronismo?

In realtà è un particolare utilizzato anche da altri artisti, per esempio lo si vede in un’opera fiamminga del XIV secolo, l’ Altare della Passione di Conrad von Soest, Pietro inforca degli occhiali per leggere e spiegare le sacre Scritture a Paolo. Lo strumento ottico è indiscutibilmente assunto come simbolo: come il presbite vede bene da lontano e non da vicino, così Nicodemo conosceva bene l’Antica Alleanza ma non scorgeva, nel suo interlocutore, la Nuova Alleanza che stava iniziando proprio lì, davanti a lui.

Incontrare Cristo significa incontrare la Luce, la Vera luce che ci permette di infrangere la notte e ‘vedere’ tutte le sfumature di cui la nostra realtà è composta.

 

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La volontà di Dio - IV domenica di Quaresima (Gv 3,14-21)
di ERALDO AFFINATI 

Si è appena conclusa la scena irruente, fragorosa di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio. A Gerusa-lemme, capi e gente comune, tutti partano del coraggioso, spiazzante giovane rabbi. Da questa scena clamorosa e sovversiva si passa a un vangeto notturno, intimo e raccolto. Nicodemo, uno dei capi, ha grande stima di Gesù, vuole conoscerlo e capire di più, ma non osa farsi vedere con quella testa calda, per non compromettersi, perciò sceglie la notte.

Prima sorpresa: quel Gesù che ha appena affrontato mercanti e leviti, armato di due cordicelle, che è coerente e chiede coerenza ["il vostro parlare sia sì sì, no no"), mostra di rispettare le paure di Nicodemo, non gli fa notare le sue incongruenze, ma comprende e accoglie quel-l'uomo che si è incamminato, che fa iI primo passo e, per quel primo passo, lo apprezza.

E così che, acco-gliendolo nella sua debolezza, lo trasforma nel coraggioso che oserà opporsi ai giudici, a tutto il suo gruppo politico (cf Gv 7,50), e che al tramonto del grande venerdì [cf Gv 19,39] verrà a prendersi cura del corpo del Crocifisso. Quando tutti i coraggiosi fuggono, il pauroso va sotto la croce, portando trenta immensi chili di aloe e mirra, una eccedenza di affetto, una esagerazione di gratitudine. In quella notte Gesù cambia a Nico-demo la visione di Dio e dell'uomo.

A noi, abituati a scegliere tra le alternative secche di bene/male, forza/debolezza, coraggio/vigliaccheria, appare una terza via, quella di Gesù che accoglie e trasforma. E una via tutta nuova, per noi costretti dentro le alternative di: perfezione o errore, coerenza o incoerenza.

Gesù mostra la via della crescita, la pazienza umile del seme. Il suo rispetto abbraccia l’imperfezione di chi ha davanti; la sua fiducia accoglie la fragilità e la trasforma. La terza via di Gesù è credere nel cammino del-l’uomo più che nel traguardo, punta sulla verità incerta e buia del primo passo vero, sul percorso che inizia, e non sul raggiungimento della cima della montagna. Maestro di timidi germogli. ln quel dialogo notturno Gesù comunica, in poche parole, l’essenziale della fede cristiana. Lo riassumo in tre punti:

  1. Dio ha tanto amato il mondo: è una cosa sicura, una cosa già accaduta, una certezza e non una speranza. Dio non giudica, ama. Parole sovversive per i farisei; parole da riassaporare ogni giorno e alle quali aggrap-parci in tutti i passaggi forti della vita, in ogni caduta, in ogni notte, in ogni delusione. Tutta la Bibbia comin-cia con un "tu sei amato" e si conclude con un "tu amerai". Tutta la Bibbia, tutta la Legge. Tu sei amato, è il fondamento; tu amerai è l’ultima pietra.

  2. Dovete nascere dall'alto, dovete rinascere: venire alla luce. Noi non siamo ancora uomini e donne lumino-si, completi; la nostra umanità è incamminata, siamo ancora nella nostra preistoria, nasciamo a metà; tutta la vita ci serve per nascere del tutto; siamo vita incompiuta che cerca la sorgente; perché io, come un fiume, vivo delle mie sorgenti, e ho sorgenti di cielo da ritrovare, una sorgente d'amore.

Ho da trovare la prospettiva di Dio; la logica di Dio, guardare il mondo con gli occhi di Dio, non rasoterra. "Solleva lo sguardo, alzalo verso un pertugio aperto neI cielo, un oblò, una botola che c'è sopra la testa, sopra le parole, sopra le paure". Avere gli occhi di Dio, pensare i suoi pensieri, sentire con iI suo cuore.

  1. Quello che nasce dallo spirito è spirito. E la notte si illumina. Chi è nato dallo Spirito non solo ha lo Spirito ma è Spirito. Non solo è tempio, casa, abitazione detto Spirito, ma è della stessa sostanza detto Spirito, tra-sformato in Spirito; sei luce da luce. Inaudito, mai udite prima cose simili. 0gni essere genera figli secondo la propria specie: le piante, gli animali, l’uomo e la donna, tutti. Ebbene, anche Dio genera figli secondo la specie di Dio. Dio genera figli di Dio.

    E non c'è maiuscolo o minuscolo nelle parole dei testi originari: maiu-scolo per lo Spirito di Dio, la sua forza generante, minuscolo per lo spirito fragile e in penombra dell'uomo, che è solo generato. Questa confusione è straordinaria, è bellissima. Una formidabile rivelazione: tu, rinato dallo Spirito, sei Spirito.

 

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