Ordinazione sacerdotale di San Vincenzo Pallotti

a cura di paolo (0 commenti)

L’amabilissimo Iddio si degnò per un tratto della sua infinita misericordia di sollevarmi dalla polvere e dal nulla ed elevarmi al sublimissimo grado sacerdotale

16 maggio 1818 | Quando in famiglia ricorre un anniversario o un avvenimento importante, si fa festa. Anche noi, figli e figlie di San Vincenzo, desideriamo ricordare e ringraziare Dio per il dono dell’ordinazione sacerdotale del Fondatore: San Vincenzo Pallotti.

Giorno straordinario ed indelebile per il giovane romano di solo 23 anni. Si era preparato intensamente attraverso gli esercizi spirituali a Montecitorio, presso la casa dei Padri della Missione, pregando a lungo nella Chiesa dedicata alla Santissima Trinità. Era attratto dalla ricchezza del mistero del Dio Uno e Trino, che la liturgia avrebbe celebrato presto.

Per non sciupare la bellezza di questo evento riporto integralmente il testo tratto dal libro SAN VINCENZO PALLOTTI profeta della spiritualità di comunione, a cura di D. Francesco Todisco S.A.C, P 118-119.

“Vincenzo lasciò Montecitorio, scese a casa dai suoi tutto infervorato e il 16 maggio, sabato della Quattro Tempora e vigilia della festa della Santissima Trinità. Andò di buon mattino con la famiglia alla basilica di S. Giovanni in Laterano. Gruppetti di parenti e amici accorrevano da varie parti, accompagnando giovani vestiti in abito talare.

Li ordinò sacerdoti il Vicegerente della diocesi di Roma monsignor Candido Maria Frattini (+1821).

Quello stesso giorno, forse subito dopo la cerimonia, con i genitori e i fratelli si trasferì in carrozza a Frascati. Uscirono dalla città e davanti a loro cominciò a dispiegarsi la campagna romana con i pini, i cipressi, i casolari e qualche villa. Don Vincenzo chiudeva gli occhi, come per riposare nella pace del suo spirito. Il volto irradiava una nuova gioia…”

“Quali fossero stati i suoi sentimenti nei primi giorni di sacerdozio, lo rivelò egli stesso in una lettera – l’unica che si sia conservata – in cui comunicava l’avvenuta Ordinazione sacerdotale. Datata 26 maggio, festa di S. Filippo Neri, fu indirizzata a San Gaspare del Bufalo: “Nel dì di 16 maggio vigilia della Santissima Trinità e Individua Trinità, l’amabilissimo Iddio si degnò per un tratto della sua infinita misericordia di sollevarmi dalla polvere e dal nulla ed elevarmi al sublimissimo grado sacerdotale; dignità che in giusto senso mi pare che possa dirsi recare non solo ammirazione, ma un santo timore alla gran Madre di Dio.

La prego di dire e far dire da altre persone il cantico  Magnificat in ringraziamento del beneficio ricevuto. Oh, che gran dignità che è il sacerdozio, che dignità, che dignità!”

La sua consacrazione al Signore trasformò la sua esistenza. Da allora visse intensamente ogni attimo per la Maggior Gloria di Dio (AIDG), per la distruzione del Peccato (ADP) e per la Salvezza delle Anime (ASA).  Questi tre obiettivi chiari e precisi li aveva sempre presenti e li siglava all’inizio di ogni lettera. La cosa straordinaria fu che li indicava e consegnava a tutti, soprattutto ai membri dell’Unione.

A noi, suoi figli, in questo tempo travagliato dalla guerra e dal disordine di ogni genere non resta che ringraziare Dio, Amore Infinito, per averci donato un sì grande sacerdote e intercedere, affinché, per intercessione di San Vincenzo, ciascuno incarni, nel proprio ambiente e con la propria creatività, lo spirito del nostro giovane sacerdote: San Vincenzo Pallotti.

 

Omelia per San Giorgio 12 maggio 2024 >>>

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione del Signore. Oggi segna la fine dell'inestimabile prima fase del piano salvifico di Dio in Gesù, l'ultimo capitolo della presenza fisica di Gesù nella storia della salvezza e l'inizio della seconda tappa, che coinvolge voi e me.

La narrazione dell'ascensione appare tre volte nel Nuovo Testamento.

Marco scrisse il primo racconto, che appare, nel finale, più lungo del suo Vangelo, un racconto che fu aggiunto in seguito da un altro autore. L'aggiunta è considerata parte della parola ispirata. La narrazione di Marco è succinta e va dritta al punto, una sola frase, il suo stile abituale e parte del motivo per cui il suo Vangelo è il più breve.

Le ultime sette parole di Gesù, argomento di molte omelie del Venerdì Santo, non sono le sue ultime parole. Sentiamo quelli di Marco: "Andate in tutto il mondo e proclamate la Buona Novella ad ogni creatura".

La missione di Gesù è compiuta. Ora, la missione, è lasciata a coloro che stanno lì per intraprendere il mandato. Gesù chiarisce nelle sue parole di commiato che la missione iniziale ai Giudei non è sufficiente; Deve essere ampliata. Egli invita i suoi discepoli a portare la Buona Novella non solo agli ebrei, ma al mondo intero.

Non ci deve essere alcuna parzialità mostrata a nessun popolo, nazione o individuo. I discepoli non devono servire alcun regno terreno, ma quello celeste.

Nel frattempo, la chiesa comincerà a diffondersi in tutto il mondo, come il granello di senape che cresce silenziosamente.

Luca, negli Atti degli Apostoli, narra un elemento che non è incluso né nel suo Vangelo, né nel Vangelo di Marco. Luca aggiunge alla narrazione: "Stavano ancora guardando il cielo quando videro due uomini vestiti di bianco, stavano accanto a loro. ' Uomini di Galilea', dissero, 'perché state qui a guardare il cielo...?'"

Gli angeli apparenti proclamano in modo equivalente: "Non stare lì a guardare, fai qualcosa". Forse questa è una buona domanda per noi in questa festa dell'Ascensione. Ognuno di noi è chiamato a "fare qualcosa". La celebrazione di Colui che ci ispira e ci dà energia sarà la prossima settimana, la Pentecoste.

Siamo chiamati a continuare la missione che è stata affidata ai discepoli, ciascuno a suo modo, per diffondere con la parola e con il nostro esempio il messaggio vivificante di Gesù.

Cari fratelli e sorelle, siamo qui riuniti oggi anche per onorare un santo figlio di questa terra, san Vincenzo Pallotti. L'Umbria è terra di santi. Da questo piccolo borgo di San Giorgio, i genitori di Pallotti emigrarono a Roma. I membri della famiglia di  San Vincenzo sono presenti oggi in mezzo a noi. Uno sguardo ai loro volti ci permetterà di riconoscere subito che sono i discendenti della Famiglia Pallotti.

Per questo noi, membri della Famiglia Pallottina, veniamo a celebrare la Santa Messa con i membri della Famiglia Pallotti e la gente di San Giorgio. La Famiglia Pallottina rimane grata per il dono di questo grande Santo, nostro Fondatore, a tutta la Chiesa.

Le ultime parole di Gesù prima dell'ascensione, secondo San Marco, furono: "Andate in tutto il mondo e proclamate la Buona Novella ad ogni creatura".  Rispondendo a questo invito di Gesù, i membri della Famiglia Pallottina – sacerdoti, religiose e laici – sono impegnati oggi nelle opere di evangelizzazione in 56 Paesi del mondo. Ma tutto è partito da questo piccolo paese di San Giorgio.

I nostri missionari lavorano nelle parrocchie, nelle scuole, nelle carceri, negli orfanotrofi, negli ospedali, nei centri di ritiro, e anche in territori di missione molto impegnativi e difficili come il Perù, la Bolivia, la Repubblica Democratica del Congo, l'Himalaya, Cuba, il Venezuela ecc., solo per citare alcuni paesi. Condividono la Buona Novella di Gesù e si impegnano nella missione della compassione.

Come ci ha insegnato San Vincenzo, tutti siamo chiamati ad essere discepoli missionari di Gesù, seguendo Gesù, l'Apostolo del Padre. Siamo tutti corresponsabili della missione della Chiesa. Tutti i battezzati sono chiamati ad impegnarsi nell'Apostolato Cattolico, nel proprio stato di vita e nella propria condizione. Giovani e anziani, ricchi e poveri, uomini e donne, sacerdoti e laici, tutti sono chiamati a lavorare insieme per la diffusione del Regno di Dio di amore, di giustizia e di pace con lo stesso zelo di Gesù e Maria, Regina degli Apostoli e di tutti gli apostoli e i santi.

Questo è il messaggio profetico che San Vincenzo ha profeticamente insegnato e praticato. Questo è lo stesso messaggio che noi, come membri della Famiglia Pallottina, diffondiamo in tutto il mondo.

Come riportano gli Atti degli Apostoli, gli Angeli chiesero ai discepoli di Gesù: "Uomini di Galilea",  "Perché state qui a guardare il cielo...?"  "Non stare lì a guardare, fai qualcosa". In risposta a questa sfida posta dagli angeli, i discepoli di Gesù si dispersero e si recarono fino ai confini della terra per annunciare il Vangelo. La maggior parte di loro è morta da martiri, testimoniando il Signore risorto.

San Vincenzo pone la stessa sfida davanti a tutta la Chiesa, e specialmente davanti ai membri della Famiglia Pallottina. San Vincenzo era un mistico e un pastore zelante. Trascorreva ore in preghiera e adorazione; si muoveva anche per le strade di Roma facendo ogni sorta di opere di carità. Voleva farsi tutto a tutti: pane per gli affamati, acqua per gli assetati e medicina per i malati. Era un'anima infiammata dall'amore di Cristo che si manifestava attraverso la carità fraterna.

Nel Mese di Maggio ai Religiosi, San Vincenzo scrisse: “Vedi, o figlio, per essere ministro di Gesù Cristo secondo il tuo spirito, devi essere pieno di Spirito Santo; devi spirare santità nell’anima e nel corpo”. 

La catechesi di papa Francesco dell’11 gennaio 2023 era dedicata a un tema urgente e decisivo per la vita cristiana: la passione per l’evangelizzazione, cioè lo zelo apostolico. Diceva il Santo Padre: “Si tratta di una dimensione vitale per la Chiesa: la comunità dei discepoli di Gesù nasce infatti apostolica, nasce missionaria.

Lo Spirito Santo la plasma in uscita - la Chiesa in uscita, che esce - , perché non sia ripiegata su se stessa, ma estroversa, testimone contagiosa di Gesù, la fede si contagia, pure -, protesa a irradiare la sua luce fino agli estremi confini della terra.

Può succedere, però, che l’ardore apostolico, il desiderio di raggiungere gli altri con il buon annuncio del Vangelo, diminuisca, divenga tiepido. A volte sembra eclissarsi, sono cristiani chiusi, non pensano agli altri. Ma quando la vita cristiana perde di vista l’orizzonte dell’evangelizzazione, l’orizzonte dell’annuncio, si ammala: si chiude in se stessa, diventa autoreferenziale, si atrofizza.

Senza zelo apostolico, la fede appassisce. La missione è invece l’ossigeno della vita cristiana: la tonifica e la purifica. Intraprendiamo allora un percorso alla riscoperta della passione evangelizzatrice, iniziando dalle Scritture e dall’insegnamento della Chiesa, per attingere alle fonti lo zelo apostolico.

Poi ci accosteremo ad alcune sorgenti vive, ad alcuni testimoni che hanno riacceso nella Chiesa la passione per il Vangelo, perché ci aiutino a ravvivare il fuoco che lo Spirito Santo vuole far ardere sempre in noi.”

Questo è il messaggio di Papa Francesco e di San Vincenzo Pallotti per tutti noi oggi: sii discepolo missionario di Gesù. Il carisma di San Vincenzo, l'Unione dell'Apostolato Cattolico, è un dono dello Spirito Santo per tutta la Chiesa. Non deve essere chiuso in un piccolo gruppo o limitarsi a qualche incontro. Non deve diventare autoreferenziale.

Il carisma di Pallotti non può essere realizzato attraverso qualche mail o messaggio whatsapp. Essa si realizza quando il popolo di Dio è ricolmo dello spirito apostolico di Gesù e quando va nelle periferie come missionario, specialmente al servizio dei poveri e dei bisognosi. Come dice Papa Francesco, abbiamo bisogno di toccare la carne di Cristo nei poveri.

Auguro a ciascuno di voi le benedizioni di Dio per intercessione di San Vincenzo. Che grande Santo. Andiamo in tutto il mondo e proclamiamo la Buona Novella di Gesù. Che ogni persona goda della pienezza della vita di Dio. Amen.

Jacob Nampudakam SAC

 

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