Omelia di Padre Derry Murphy, SAC
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Benvenuti a tutti voi a questa Messa per commemorare il giorno della nascita del nostro santo Fondatore, San Vincenzo Pallotti, nato a Roma in questo giorno 1795, duecentovent’otto anni fa. Noi, membri della Famiglia Pallottina, che prende il nome dal suo cognome, ci riuniamo per celebrare la sua vita e la sua eredità. Soprattutto ci riuniamo per ringraziare per la sua vita, per i suoi genitori, Pietro Paolo e Maddalena da Rossi, che gli hanno dato la vita e che hanno formato la casa in cui è cresciuto.
Questa è per noi un'occasione opportuna per riflettere sul dono della vita in tutta la sua meraviglia, per riflettere sulla direzione che una vita può prendere sotto la guida dello Spirito Santo, e per riflettere sulla direzione che la vita di Vincenzo Pallotti ha preso grazie a speciali momenti di grazia.
Le letture della nostra Messa di oggi sono quelle del giorno, venerdì della seconda settimana di Pasqua, e sono, a mio avviso, particolarmente adatte e pertinenti per questa occasione.
Vorrei fare riferimento in particolare a due punti.
- La prima lettura, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, racconta un episodio in cui Gamaliele, un saggio e rispettato fariseo, fece un intervento molto tempestivo nella Chiesa primitiva, e il consiglio che diede continua a essere un saggio consiglio anche oggi "se quest'opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta, ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerla".
Poi la lettura sottolinea quale fosse quell’opera, l'attività dei discepoli, era quella di "parlare nel nome di Gesù" e "annunciare che Gesù è il Cristo".
Due attività difficili da realizzare oggi, ma se riusciamo a farlo sarebbe il nostro apporto alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Sappiamo che Vincenzo Pallotti era noto per farlo con tutti i mezzi a sua disposizione e Papa Paolo VI, il giorno in cui si recò a Frascati per onorare la salma di Vincenzo Pallotti, il 1° settembre 1963, sette mesi dopo la sua canonizzazione, disse nell'omelia riferendosi all'occasione di avere la salma a Frascati: “riavere non solo il Pallotti morto, qui, nella sua salma veneratissima, ma avere il Pallotti vivo nel suo spirito e nelle energie che egli ha saputo suscitare nella Chiesa di Dio.” Paolo VI ha auspicato che i membri della Famiglia Pallottina mantengano vivo lo spirito di Pallotti e le energie che egli seppe suscitare nella Chiesa.
Parole che ancora oggi ci sfidano, avere il Pallotti vivo, nel suo spirito e nelle sue energie, e come lui ‘parlare nel nome di Gesù’ e annunciare che ‘Gesù è il Cristo’ nel mondo in cui viviamo.
- Dalla lettura del Vangelo di San Giovanni ci viene presentata la moltiplicazione dei pani e dei pesci, un evento ben noto con echi dell'istituzione dell'Eucaristia. Nella lettura di oggi ci sono due dettagli che risaltano, l'ordine dato da Gesù “fateli sedere’ e ‘si misero a sedere sull’erba’ che era abbondante in quel luogo, e poi le parole che evocano l'Ultima Cena: Gesù prese i pani, rese grazie, ne diede a quelli che erano seduti... quanto volevano. Erano seduti, in posizione di accoglienza, non erano in piedi, se fossero stati in piedi forse avrebbero potuto andare a provvedere a sé stessi.
Le parole sono molto significative, Gesù "diede loro", Gesù dà, Gesù si dà, e come la folla oggi, riceviamo da Gesù, dalle sue mani, dal suo cuore.
Vincenzo Pallotti aveva una devozione molto speciale per l'Eucaristia, o meglio, per Gesù che riceveva nell'Eucaristia, per Gesù che si dona in ogni Eucaristia.
Vorrei citare due momenti della sua vita di cui ha scritto per illustrare l'azione trasformatrice del ricevere Gesù nell'Eucaristia.
Il primo momento è quello del 9 gennaio 1835, giorno dell'ispirazione di fondare l'Unione dell'Apostolato Cattolico, Vincent scrisse: “Dio mio dopo le innumerabili, e inconcepibili misericordie che mi avete usate sino al presente momento di questo giorno (venerdì dopo la Santa Messa celebrata per particolarissimo tratto della divina misericordia il di 9 gennaio 1835), voi vedete la mia ingratitudine…” E poi descrive l’intuito o l’ispirazione che aveva ricevuto quel giorno di fondare, o stabilire, nella Chiesa ‘una pia istituzione di un Apostolato universale’. Il testo mi fa pensare che quel giorno Vincenzo si sia sentito fortemente toccato dalla misericordia di Dio durante la Santa Messa, l'Eucaristia.
Il secondo momento, il testo è datato 10 ottobre 1840 e Vincenzo fa una serie di riflessioni e inizia con “Il di dieci ottobre 1840 dopo la S. Messa in raccoglimento il N. S. G. C. mi ha fatto sentire che Egli nel SS. Sacramento Eucaristico è mio cibo, e nutrimento non solo per ciò che riguarda la comunicazione della sua santità e perfezione, ma anche col comunicarmi la sua vita, la sua fortezza … da vivere conforme la maggiore sua gloria…” (OOCC X 450). Poi continua riflettendo su come Gesù nell’Eucarestia trasforme tutte le sue debolezze e mancanza con le potenze dell’Eucarestia.
Nel primo testo Vincenzo è stato illuminato da Gesù durante la celebrazione della Santa Messa. Nel secondo Vincenzo ha compreso profondamente il mistero trasformante dell'Eucaristia, dove l'accoglienza di Gesù può portarci a poco a poco a "distruggere" (parola usata da Pallotti) tutto ciò che in noi non è di Dio e a essere a poco a poco trasformati in Gesù, in tutto Gesù.
Sorelle e fratelli, onoriamo oggi il nostro santo e celebriamo con tutta la Unione dell’Apostolato Cattolico la sua persona e la sua vita, e inoltre accogliamo di nuovo l'eredità carismatica e spirituale che ci ha lasciato per diventare ogni giorno più fedeli al suo spirito apostolico e mistico, perché come ci ha indicato Papa Paolo VI, la Chiesa ha bisogno del “Pallotti vivo nel suo spirito e nelle energie che egli ha saputo suscitare nella Chiesa di Dio”.
P. Derry Murphy, SAC.