La Vergine Maria ci prepara alla venuta dello Spirito Santo
a cura di paolo (0 commenti)
Il mese di maggio è caratterizzato dalla presenza di Maria, infatti la Chiesa le dedica l’intero mese e la devozione popolare intensifica la preghiera diffondendo la recita del Rosario. Sembra che Maria ci prenda per mano e ci accompagni ad accogliere lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste.
La Chiesa e la riflessione teologica ci presenta Maria, come sposa dello Spirito Santo. La parola “sposa” allude allo stretto rapporto che c’è tra lei e lo Spirito. Lo Spirito diventa sposo della beata Vergine Maria abitando permanentemente nella sua anima. Fa di lei, come creatura, una sublime opera dello Spirito.
In Maria vediamo riflessa l’opera dello Spirito Santo, la Sua santità. Anche lei, però, con la sua testimonianza di fede e discepolato, ci permette di scoprire il potere santificatore che lo Spirito ha sugli uomini quanto questi si fanno guidare da Lui.
Maria è anche mediatrice della grazia, come più volte ha detto Papa Benedetto XVI E Papa Francesco. L’unione di Maria con lo Spirito dà come frutto Gesù, la Sua incarnazione, per questo tutte le nuove venute di Gesù al mondo richiedono l’azione dello Spirito e la cooperazione di Maria.
Da Maria impariamo a pregare, lei, infatti, è definita Maestra di preghiera ed anche cammino diretto verso lo Spirito Santo. La vetta di questo cammino spirituale si trova nell’attesa della Pentecoste. Se contempliamo Maria impariamo a comprendere e ad amare la Chiesa che si apre al mondo proprio nel giorno di Pentecoste.
La famiglia Pallottina italiana, durante il tempo della formazione, si sofferma a contemplare Maria, attingendo anche molto dal Manuale di Formazione UAC, Sui Passi di San Vincenzo, preparato da Don Vittorio Vinci, SAC.
Tra gli altri aspetti si contempla Maria come modello di ogni apostolato:
“Patrona dell’Unione dell’Apostolato Cattolico è Maria, Regina degli Apostoli. Essa cooperò in modo tutto singolare alla missione salvifica di suo Figlio ed è modello eminente di zelo apostolico per tutti i membri dell’Unione” (Preambolo delle Costituzioni SAC e CSAC).
Appena San Vincenzo concepì l’idea dell’UAC, la dedicò immediatamente alla Regina degli Apostoli, che era la sua sposa: l’Unione doveva incarnare lo spirito di Maria!
Infatti, come Maria, pur non avendo il Sacerdozio degli Apostoli, assimilò lo spirito di Gesù Cristo al punto da meritare il titolo di Regina degli Apostoli, così i membri dell’Apostolato Cattolico: anche se non fossero stati sacerdoti, avrebbero potuto e dovuto esercitare l’apostolato di Gesù Cristo.
Tutta la vita di Gesù Cristo è apostolato, ma soprattutto la sua obbedienza al Padre.
La vita nascosta di Nazareth, i rifiuti subiti nella vita pubblica, le atrocità della Passione... tutto è apostolato.
Questa è la Buona Novella, che, prima di essere un messaggio di salvezza, è la vita vissuta con amore dal Figlio di Dio, che diede ai suoi amici la più grande prova di amore, morendo per loro.
Ugualmente, “quanto hanno fatto gli Apostoli per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, secondo il comando di Gesù Cristo, è il loro apostolato” (OOCC III, 140).
Fareo non fare apostolato non è in potere dell’uomo; non è una scelta che egli può fare o non fare, a seconda del tempo o delle capacità. L’apostolato è un dovere che nasce dalla stessa natura dell’uomo, fatto a immagine di Dio.
Perciò l’Apostolato Cattolico non è ristretto solo ad una categoria di persone, ma “Tutti i Cattolici, Ecclesiastici e Laici, Poveri e Ricchi, Nobili e Plebei, Dotti e Ignoranti, qualunque sia il loro stato, professione, fortuna, possono farne parte cooperando all’Opera Apostolica con l’esercizio della loro professione, arte, ufficio, con l’influenza della loro posizione sociale e con una benché minima offerta” (OOCC IV, 260).
Un altro passaggio molto saliente per la nostra spiritualità lo troviamo nella preghiera alla Regina degli Apostoli, che racchiude il comune impegno apostolico dell’UAC, leggiamo così: “Confidando nella materna intercessione di Maria, risolviamo fin da questo momento di impegnare, a maggior gloria di Dio e per la salvezza degli uomini, talenti, dottrina, beni terreni, sanità, infermità, tribolazioni ed ogni altro dono di natura e di grazia” (OOCC I, 22-23).
Il programma fondamentale di San Vincenzo è ravvivare la fede e riaccendere la carità.
Riteniamo che non ci fu mai tanto bisogno di ravvivare la fede e riaccendere la carità tra i cattolici come in questa nostra epoca.
E noi, figli di San Vincenzo, dovunque ci troviamo, possiamo compiere questa opera divina. E quando San Vincenzo raccomanda tutte le opere di misericordia, desidera il più vasto esercizio della carità, perché, “se Dio è visibile in qualche modo nelle creature, lo è nelle opere di carità” (OOCC III, 166).
Come Maria, ogni membro dell’UAC non deve mai dimenticare che la fecondità dell’apostolato dipende dalla propria vitale unione con Cristo.
La Pentecoste segna l'inizio ufficiale della vita della Chiesa. Gli apostoli spalancano le porte del cenacolo: li anima il calore e la forza dello Spirito Santo.
In Lui si sono immersi nella vita nuova inaugurata da Gesù nella Pasqua.Ora sono pronti ad incamminarsi per le vie del mondo, a cominciare dalle piazze di Gerusalemme, per essere servitori della “potenza del memoriale dello Spirito”, che “attualizza i misteri di Cristo nella vita dell’umanità e dell’intero creato” (Gaudium et spes, 10).
“Tra tutte le Solennità” – ricordava Benedetto XVI nell’Omelia del 31 Maggio del 2009 – “la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra.
Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49).
Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo (…) portato sulla terra da Cristo.
Suor Stella Marotta