3za Domenica di Avvento

a cura di paolo (0 commenti)

La predica della gioia :
Is 61, 9-11; Sal Lc 1, 46-50.53-54; 1Ts 5, 16-24 Gv 1, 6-8.19-28 

La terza domenica di Avvento viene chiamata, tradizionalmente, “domenica della gioia”. Ce lo ricorda la liturgia: rallegratevi nel Signore sempre: «Ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino» (antifona).

«Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri. Io gioisco pienamente nel Signore» (1ª lettura).

«La mia anima esulta nel mio Dio» (Salmo).

«State sempre lieti» (2ª lettura).

«Per il cristiano la gioia è un dovere» (Sant’Agostino).

Sono convinto che, dopo l’amore, la gioia sia la cosa più bella uscita dalle mani di Dio. E noi valiamo quanto vale la nostra gioia. Eppure, vediamo intorno a noi tanta gente incupita, triste, pessimista. E nonostante Chesterton abbia detto che «la gioia è il gigantesco segreto dei cristiani», ci sono in giro troppi credenti dalla fede pallida o ingrigita, strascicata stancamente.

La società in cui viviamo ha, invece, bisogno di freschezza, di lievità, di serenità. Bisogna fare con gioia e serenamente quanto facciamo, e far trasparire gioia attorno a noi. «La nostra gioia è il modo migliore di predicare il cristianesimo» (santa Teresa di Calcutta).

Scrive una donna autenticamente spirituale: «Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d’altro, hai inventato San Francesco e ne hai fatto il

tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con te»

(Madeleine Delbrel).

Per non diventare come un “matrimonio invecchiato” chiediamo a Dio di farci godere le gioie della vita, e di ciò che ci circonda.

 

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