185 Anni Di Fondazione Delle Suore Pallottine

a cura di paolo (0 commenti)

Son passati 185 anni da quando San Vincenzo Pallotti entrò, insieme alle bambine, alle maestre e a tanti collaboratori, nella Pia Casa di Carità, a Roma. Ancora oggi, le Suore, continuano a prestare cura materna alle bambine presenti nella struttura.

Il pomeriggio del 28 maggio 2023, Domenica di Pentecoste, circa 50 Suore Pallottine, SAC e CSAC, si sono ritrovate nella “culla della Congregazione”, in Via Sant’Agata dei Goti, per ringraziare Dio.

A presiedere la Celebrazione è stato il Rettore, SAC, Padre Zenon  Hanas, insieme Padre Jacob Nampudakam, SAC, Presidente dell’Unione che hanno pregato per tutte le Suore.

Numerose consorelle arrivate dalle diverse Comunità di Roma e d’intorni, hanno reso viva e gioiosa  questa ricorrenza. Ringraziamo di cuore tutte, in modo particolare le Suore della Comunità.

Riportiamo la bella omelia di Padre Hanas per rendere tutti partecipi della gioia vissuta insieme.

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Care Suore Pallottine, cari fratelli e sorelle,

Il giorno di Pentecoste è chiamato il giorno della nascita della Chiesa. È una bella metafora che ci permette di scoprire molti significati. Un piccolo bambino appare ad un tratto nel mondo. Qualcosa che era invisibile diventa visibile. Qualcosa che era avvolto nel mistero si rivela a tutti. Qualcosa che aspettavamo con speranza, desiderio e gioia si realizza. La nascita di un bambino è diventata una metafora della nascita della Chiesa come comunità visibile che realizza le nostre speranze e i nostri desideri più profondi e dà pienezza di gioia. La Chiesa come Madre. La Chiesa come comunità che dà vita e vera gioia ai suoi figli.

In questo giorno di Pentecoste del 1838 sono nate le Suore Pallottine. Con la famosa processione alla Pia Casa, la comunità divenne visibile al mondo, o almeno ai vicini e ai residenti di Roma. La nascita delle Suore dell'Apostolato Cattolico era diventata realtà. Era nata una comunità, unita da un unico carisma, da un unico Padre Fondatore, da una storia comune e da una missione. Vale la pena di riascoltare la descrizione di don Francesco Amoroso di quegli eventi.

“Era il martedì di Pentecoste, il 5 giugno 1838. “il cielo era buio e, a tratti, scrosciava la pioggia. Don Vincenzo usci dalla casa di Salvati in Via del Boschetto con una grande croce; lo seguivano 27 ragazze, recitando il rosario; ultimo, Giacomo Salvati con i suoi.

Entrarono nella chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta e ricevettero la benedizione eucaristica. Poi ripresero il cammino accompagnati dal parroco e da vari sacerdoti dell’Apostolato Cattolico, cantavano le litanie della Madonna.  

Varcarono la soglia del Collegio, andarono in cappella e cantarono l’inno dello Spirito Santo. Don Vincenzo fece un discorso e consegno le ragazze ad Elisabetta Cozzoli la quale vestita già con l’abito delle terziarie francescane, le accolse con amore e tenerezza materna. Si cantò il Te Deum e fu benedetta la casa. Il Collegio Fuccioli  era diventato la Pia Casa di Carita”.

Cari fratelli e sorelle, ci ritroviamo oggi, alla Pia Casa, nel giorno di Pentecoste. Tra 15 anni la Pia Casa festeggerà 200 anni di esistenza. Ognuno di noi può facilmente contare quanti anni avrà allora. Ma non sappiamo come sarà la nostra vita e come sarà Roma e il mondo. Questa incertezza, tuttavia, non ci rende timorosi o ansiosi. Gli Apostoli riuniti con Maria nel Cenacolo hanno ricevuto lo Spirito Santo, che li ha riempiti di speranza, coraggio, gioia e pace.

L'elenco più bello dei doni dello Spirito è quello riportato da San Paolo nella sua lettera ai Galati: "Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, autocontrollo. (...) Avendo la vita dallo Spirito, seguiamo anche noi lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, prendendoci in giro e invidiandoci a vicenda".

Sono convinto che lo stesso Spirito Santo aleggiava sulla processione del 1838 e distribuiva gli stessi doni nei cuori delle persone. Gli chiediamo umilmente che anche oggi voglia scendere nei nostri cuori e darci i suoi doni. Ieri ho letto un documento intitolato Annunziate. È stato preparato dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ed era indirizzato Ai consacrati e alle consacrate testimoni del Vangelo tra le genti.

Ho trovato un passaggio in questo testo che dice qual è il più grande miracolo della Pentecoste. Sono convinto che Pallotti, nel suo discorso alla Pia Casa del 5 giugno 1838, avrebbe potuto usare queste parole. Si rivolgeva a Elisabetta Cozzoli, a Giacomo Salvati e a molti altri. Ascoltiamo le parole che oggi sono rivolte a ciascuno di noi:

La vicenda della prima Pentecoste con l’esplosione dello Spirito e l’entusiasmo della prima conversione di massa, si conclude in modo inatteso: persone diverse cominciano a vivere uno stile di vita fraterna. Si effonde lo Spirito e il sogno irrealizzabile della fraternità e reso possibile: sentirsi fratelli e sorelle e vivere in fraternità. Di tutti i miracoli, prodigi e segni, questo è il più sconvolgente: persone che non si conoscono, s’intendono e, mettendo in comune i loro beni, parlano la medesima lingua di carità.

S’accende nel mondo qualcosa ritenuta impossibile: l’amore per gli altri diventa più forte dell’amore di se stessi. La fraternità, prodigio della Pentecoste, manifesta il vero volto della Chiesa e diventa la causa prima dell’espansione del Vangelo: liberi e schiavi, ricchi e poveri, dotti e ignoranti, tutti riuniti intorno alla stessa mensa, per vivere in Cristo la profezia dei figli di Dio, nella potenza dello Spirito”.

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