Giornata per la vita consacrata

a cura di paolo (0 commenti)

Non siamo forse troppo rapiti dalle nostre opere di bene, rischiando di trasformare anche la vita religiosa e cristiana nelle “tante cose da fare” e tralasciando la ricerca quotidiana del Signore?

 

Papa Francesco in tante occasioni ha sottolineato l’importanza del carisma che arricchisce la vita consacrata, “una stupenda varietà” che edifica la Chiesa.

Tutti i carismi sono per la missione, e lo sono proprio con l’incalcolabile ricchezza della loro varietà; così che la Chiesa possa testimoniare e annunciare il Vangelo a tutti e in ogni situazione.

Nella Giornata del 2 febbraio si celebra la festa dell’Incontro, Il papa esorta a vivere sempre nell’abbraccio di Cristo, portando “a tutti la luce del suo amore: la sua luce, non la nostra! Portare Lui, non noi stessi!”.

“Fratelli e sorelle, l’attesa di Dio è importante anche per noi, per il nostro cammino di fede. Ogni giorno il Signore ci visita, ci parla, si svela in modo inaspettato e, alla fine della vita e dei tempi, verrà.

Perciò Egli stesso ci esorta a restare svegli, a vigilare, a perseverare nell’attesa. La cosa peggiore che può capitarci, infatti, è scivolare nel “sonno dello spirito”: addormentare il cuore, anestetizzare l’anima, archiviare la speranza negli angoli oscuri delle delusioni e delle rassegnazioni.

Penso a voi, sorelle e fratelli consacrati, e al dono che siete; penso a ciascuno di noi cristiani di oggi: siamo ancora capaci di vivere l’attesa? Non siamo a volte troppo presi da noi stessi, dalle cose e dai ritmi intensi di ogni giornata, al punto da dimenticarci di Dio che sempre viene?

Non siamo forse troppo rapiti dalle nostre opere di bene, rischiando di trasformare anche la vita religiosa e cristiana nelle “tante cose da fare” e tralasciando la ricerca quotidiana del Signore?

Non rischiamo a volte di programmare la vita personale e la vita comunitaria sul calcolo delle possibilità di successo, invece che coltivare con gioia e umiltà il piccolo seme che ci è affidato, nella pazienza di chi semina senza pretendere nulla e di chi sa aspettare i tempi e le sorprese di Dio?

A volte – dobbiamo riconoscerlo – abbiamo smarrito questa capacità di attendere.
Ciò dipende da diversi ostacoli, e tra questi vorrei sottolinearne due.”

( Omelia del 2 febbraio 2024)

 

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