Francesco: il Sinodo come arte sinfonica, tutti insieme con ministeri diversi

a cura di paolo (0 commenti)

Si devono individuare “in tempi adeguati”, diverse forme di esercizio “collegiale” e “sinodale” del ministero episcopale

 

Nel suo intervento all’apertura dei lavori della prima congregazione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, il Papa ha sottolineato che si devono individuare “in tempi adeguati”, diverse forme di esercizio “collegiale” e “sinodale” del ministero episcopale

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Per rispondere, dopo tre anni di cammino, alla domanda “come essere Chiesa sinodale missionaria e misericordiosa”, ci è chiesto, guidati dallo Spirito Santo, di “esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi”. Con una “comprensione inclusiva del ministero episcopale”, si devono individuare “in tempi adeguati, diverse forme di esercizio ‘collegiale’ e ‘sinodale’” del ministero stesso.

È una delle indicazioni, forse la più forte, che Papa Francesco offre ai partecipanti alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, nel suo intervento all’inizio dei lavori della prima congregazione generale di oggi pomeriggio, 2 ottobre.

Ricordando la decisione di convocare “come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea anche un numero significativo di laici e consacrati (uomini e donne), diaconi e presbiteri” il Papa sottolinea che “mai il Vescovo come ogni altro cristiano, può pensarsi ‘senza l’altro’. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati”.

Una Chiesa che abiti le periferie geografiche ed esistenziali

Nell’aprire il suo intervento, dal tavolo della presidenza, Francesco ricorda che l’assemblea sinodale, dopo un cammino avviato con la convocazione dell’ottobre 2021, guidata dallo Spirito, “dovrà offrire il suo contributo perché si realizzi una Chiesa veramente sinodale in missione, che sappia uscire da se stessa e abitare le periferie geografiche ed esistenziali avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo nostro Fratello e Signore”.

E si affida all’omelia di un autore spirituale del IV secolo, consegnata ai partecipanti, per evidenziare che il “nostro primo compito” è “imparare a distinguere” la voce dello Spirito Santo, chiedendo e chiedendosi: “Questo processo sinodale ce ne ha fatto fare esperienza?

Lo Spirito che consola e chiede di perdonare, da perdonati

Lo Spirito Santo ci accompagna sempre, sottolinea, è consolazione soprattutto quando “di fronte alle cose che non vanno bene, alle ingiustizie che prevalgono” siamo “presi dallo sconforto”, e “ci consegniamo alla disperazione”. Ma lo Spirito consola “perché comunica la speranza di Dio” che non si stanca, “perché il Suo amore non si stanca”.

Lo Spirito Santo penetra in quella parte di noi che spesso è tanto simile alle aule dei tribunali, dove mettiamo gli imputati alla sbarra e formuliamo i nostri giudizi, per lo più di condanna.

 

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