Festa della Beata Elisabetta Sanna

a cura di paolo (0 commenti)

Vincenzo riuscì a suscitare in Elisabetta la “speranza”, una speranza sufficiente che le permise di superare la solitudine e la tristezza, trasformando la sua vita in un apostolato di preghiera e di carità, una vita in cui sostenne personalmente molte persone e le aiutò a scoprire la speranza.

 

Festa della Beata Elisabetta Sanna.

E’ veramente emozionante vedere la Chiesa del SS. Salvatore in onda piena di fedeli per onorare la nostra cara Beata.

Presiede la Celebrazione Padre Derry M., vicario generale, di cui riportiamo subito dopo la sua omelia. Al termine della celebrazione, Padre Daniel Rocchetti, Rettore della Chiesa benedice tutti i presenti con la reliquia della Beata Elisabetta Sanna.

 

Omelia

Buona sera a tutti voi. È bello essere qui, per celebrare insieme la memoria liturgica della nostra Beata Elisabetta Sanna, la prima donna laica della nostra Unione dell'Apostolato Cattolico ad essere riconosciuta dalla Chiesa come Beata, una donna che ha vissuto in modo esemplare la vita cristiana e ha anche vissuta la chiamata personale alla santità in misura straordinaria.

In questo Anno giubilare Papa Francesco sfida, sì, ognuno di noi, a viverlo in modo molto particolare, a essere “pellegrini della Speranza”. Ci chiede di assumere questo “stato” di pellegrinaggio nel corso dell'anno, di essere “in movimento”, di modificare il nostro modo di essere e la nostra condizione di benessere e di vivere come se fossimo in viaggio.  Un viaggio sia personale che comunitario, con le caratteristiche di un pellegrinaggio in cui abbiamo uno scopo e un obiettivo religioso e spirituale e attraverso il quale aspiriamo ad approfondire il nostro rapporto con Dio.

Papa Francesco non solo ci ha invitato a essere pellegrini, ma ci ha anche sfidato a essere “pellegrini della speranza” nel corso dell'anno. Mi sembra che questa sia una sfida ad aprirci a vivere più profondamente la Speranza a livello personale, ma anche a risvegliare, condividere, trasmettere questa stessa Speranza agli altri che incontriamo nel nostro pellegrinaggio giubilare.

È bene, credo, guardare a Elisabetta Sanna e alla sua vita per avere qualche ispirazione su come vivere l'Anno giubilare della Speranza. Elisabetta era una “pellegrina”, inizialmente lasciò la sua famiglia e il suo paese natale, Codrongianus, per intraprendere un pellegrinaggio in Terra Santa; tuttavia, per mancanza del visto non ha potuto continuare il pellegrinaggio in Terra Santa insieme al viceparroco don Giuseppe Valle, e da Genova viaggiarono in modo molto umile fino a Roma, un viaggio di ventotto giorni. Poi, per motivi di salute, non ha potuto tornare in Sardegna e rimase bloccata a Roma.

Il suo primo incontro con padre Vincenzo Pallotti avvenne così un anno più tardi, aveva sentito parlare dell’abate Pallotti però non lo aveva conosciuto. Don Franco Todisco scrive nel suo libro “l’11 giugno 1832 Elisabetta vide passare una processione e le si accodò. Il corteo si sciolse al Pantheon ed Elisabetta, non capita da nessuno, si perse per i vicoli del rione. Stanca, si sedette sulle gradinate della Chiesa di Sant'Agostino e si mise a piangere.

Nei dintorni si trovava don Vincenzo con un gruppo. Egli le si avvicinò. Solo con il suo sguardo ‘m’intesi infondere coraggio’ – raccontò lei più tardi.”  Vediamo che lo zelo apostolico e la compassione umana di padre Vincenzo gli mosse di avvicinarsi alla Sanna, e da quell’incontro “Elisabetta chiese a don Vincenzo di accompagnarla nel cammino spirituale”. Credo che dall'incontro e dal successivo rapporto di direzione spirituale si possa dedurre che Vincenzo riuscì a suscitare in Elisabetta la “speranza”, una speranza sufficiente che le permise di continuare a vivere a Roma superando la solitudine e la tristezza e trasformando gradualmente la sua vita in un apostolato di preghiera e di carità, una vita in cui sostenne personalmente molte persone e le aiutò a scoprire la speranza.

Credo che possiamo trarre alcuni insegnamenti da questa vicenda. Innanzitutto, dall'atteggiamento e dalla cura concreta che Vincenzo Pallotti ha mostrato nei confronti di questa sconosciuta a Roma; la sua compassione nei confronti di una persona in difficoltà ha fatto sì che Elisabetta sperimentasse la speranza e acquisisse la forza spirituale necessaria per trasformare la sua vita da una vita di tristezza e solitudine a una vita di impegno per il benessere personale e spirituale degli altri.

In secondo luogo, considerando l’esempio di Vincenzo, il cui impegno con Elisabetta nella direzione spirituale continua e nell'accompagnamento sono stati per lei una fonte di vita e di speranza, un rapporto molto necessario e benefico che l'ha accompagnata nella crescita in santità, nelle vie del Signore e in una vita dedicata agli altri.

Passiamo poi a considerare ciò che Elisabetta può insegnarci; a causa del cambiamento circostanziale che ha preso la sua vita in Italia, è rimasta una pellegrina permanente, ha vissuto con una certa precarietà materiale ed emozionale come pellegrina.

Tuttavia, la sua crescita nella fede, nelle opere di carità, nella vita di preghiera e nell'apertura agli altri e ai loro bisogni personali, erano una testimonianza della grazia di Dio, viva e attiva in lei, e anche testimonianza, in parte, dell'accompagnamento spirituale che Vincenzo le forniva. In questa apertura alla grazia di Dio, alla direzione e all'accompagnamento spirituale continuo, e nel mettere ciò che ha ricevuto da Dio al servizio degli altri, Elisabetta è una testimonianza per noi Pallottini dell'UAC che intraprendiamo il nostro Anno Giubilare sia come singoli pellegrini della speranza, sia come pellegrini della speranza insieme nella comunità dell'UAC. 

Papa Francesco ci ha esortato in questo Anno giubilare a cogliere ogni occasione che si presenta nella nostra vita per crescere nella Speranza; ha menzionato in varie opportunità i molti mezzi che Dio ha a disposizione per aiutarci a crescere in questo senso. E, prima di tutto, sarà sempre la Parola di Dio, che, come afferma l'autore della Lettera agli Ebrei, “la parola di Dio è vivente ed efficace…”.

Le letture che sono state proclamate nella Messa di oggi sono quelle lette durante la Cerimonia di Beatificazione della Beata Elisabetta a Codrongianus il 17 settembre 2016.

In queste letture possiamo trovare materiale per nutrire e alimentare la Speranza che è in noi. La lettura del Vangelo, tratta dal capitolo 11 di Matteo, è un invito aperto da parte di Gesù Cristo ad andare da lui, a incontrarlo, a stare con lui perché egli può rivelare il Padre a noi, e lo vuole fare, e così in ogni incontro con lui riceviamo la grazia, riceviamo qualcosa della vita di Dio, e in questi incontri siamo ristorati, rinvigoriti.

Nel nostro “pellegrinaggio” abbiamo bisogno di questi luoghi e momenti di “ristoro” per ricaricare le nostre forze durante il pellegrinaggio, e se non li abbiamo non arriveremo a destinazione!

La prima lettura è del Libro del Deuteronomio, e leggendola con gli occhi e il cuore di un pellegrino, sono stato colpito dall’immagine suggerito dal versetto ottavo “Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte”. L’immagine di legare al polso, o alla mano, le parole di questo testo sull'amore di Dio, del Dio che mi ama con amore infinito e totalizzante. Forse abbiamo bisogno di qualche “aiuto” fisico come il braccialetto di cui si parla in questa lettura, che ci aiuta a ricordare ed a mantenerci attenti e vivi all'amore di Dio, nella nostra vita in questo Anno giubilare della Speranza. L'autore parla anche di scrivere la legge dell'amore sugli stipiti delle nostre case. Forse possiamo suggerire gli uni agli altri quale potrebbe essere questo ‘aiuto’ tangibile per aiutarci a ricordare quotidianamente lo scopo dell’Anno Giubilare.

Infine, la seconda lettura della Prima Lettera di San Pietro, scelta per la Messa di beatificazione della Beata Elisabetta, ci ricorda che abbiamo ricevuto grazie da Dio, doni spirituali da Dio, e come buoni “amministratori” dobbiamo metterli al servizio di Dio, ma soprattutto nel vivere una vita di amore e di servizio con gli altri, sia in comunità che nel mondo. Facciamo risuonare queste parole nei nostri cuori: essere “buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio”.

Care sorelle e cari fratelli dell'UAC, ci riuniamo, commemoriamo, celebriamo, in occasione dell'anniversario della morte della Beata Elisabetta, oltre a onorare lei e la sua memoria, cogliamo l'opportunità di imparare da lei e dalla sua esperienza di grazia, per crescere noi stessi nella Speranza.

(Omelia tenuta da Padre Derry M. – SAC)

 

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