Maria SSma Regina degli Apostoli, Patrona dell’Unione

Si riprende con gioia ed entusiamo il ritmo di preghiera alla Beata Elisabetta Sanna il 17 di ogni mese nella Chiesa del SS Salvatore in Onda.

Riportiamo l’omelia di Padre Adam, SAC, tenuta ieri sera, il 17 maggio 2023.

 

La verità.

“Verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera”: viviamo in un tempo dove abbiamo a disposizione una miriade di strumenti di informazione. Ci raggiungono notizie di ogni tipo in una quantità insostenibile alla mente umana, ci vengono fornite letture le più disparate su ciò che accade. Il risultato è un disorientamento molto diffuso: molti non sanno più a che cosa e a chi credere.

Sentire pronunciare la parola “verità” in un contesto come questo è abbastanza sconvolgente. Probabilmente quello che proprio manca sia nella vita collettiva, nella macrostoria, che nella vita personale, nella microstoria, è un punto di partenza solido e fermo che permetta di leggere tutto senza essere sballottati dalle onde del mare.

La cultura di cui noi siamo eredi ha concepito la verità come un concetto da conoscere razionalmente: mi viene trasmessa una idea e ad essa io aderisco ritenendola credibile, appunto vera.

Ma quando Gesù parla di verità sembra non rifarsi a questa concezione. La verità di cui parla Cristo non è un pacchetto di informazioni che viene consegnato ai discepoli.

Alla verità si viene guidati, “egli vi guiderà”, e si viene guidati da una persona che è essa stessa la verità. Gesù stesso dice infatti “io sono la verità”.

Quindi la verità, quel punto di partenza solido e fermo, emerge da una relazione che è quella tra il Padre e il Figlio. La verità è l’amore tra il Padre e il Figlio.

Ma la verità di cui ci parla il Vangelo non riguarda soltanto alcuni difficili concetti teologici o delle strane verità dogmatiche, riguarda anche e soprattutto la verità di noi stessi, ciò che di noi facciamo fatica a comprendere e ad accettare.

Il Signore Gesù è morto per i nostri peccati, la sua morte riguarda il male che oggi ciascuno di noi ritrova nella propria vita; riconoscere il proprio peccato, il male che c’è in noi, spesso è difficile, ci riteniamo in fondo brave persone e vediamo soprattutto gli sbagli altrui.

Così pure è per la verità su questo nostro tempo, sulla storia presente e sul suo compimento ultimo: spesso vediamo solo il male, ci colpiscono le cattive notizie e ciò che ha il potere di toglierci la speranza.

Ma il nostro futuro e quello della storia umana è saldamente nelle mani di Dio e spesso ce ne dimentichiamo. Lo Spirito del Signore ce lo ricorda e per questo è capace di risvegliare in noi la speranza e la disponibilità, perché se la grazia del Signore è all’opera nella storia, dall’altra parte chiede a noi tutti di diventare alleati del bene che il Signore compie in questo tempo.

Ma ha bisogno di noi, della nostra disponibilità e della capacità di entrare nella sua visione delle cose, di guardare ogni cosa “dal punto di vista di Dio”.

E qui la strada ci fa la nostra beata Elisabetta, la sua apertura all’azione dello Spirito e il modo di vivere le virtù fondamentali per la vita cristiana, cioè la fede, la speranza e la carità.

Coloro che conobbero Elisabetta furono colpiti dalla forza comunicativa della sua fede, speranza e carità. Il suo volto diveniva luminoso, le sue parole diffondevano gioia, speranza e dolcezza quando parlava di Dio. Era di poche parole e riservata ma diventava loquace ed esultante quando discorreva del Signore.

Il suo confessore disse: “La fede nella presenza di Dio era la sua indivisibile compagnia; a questa la faceva essere assorta in Lui, in una continua comunione con Lui, in uno stato di continua contemplazione”.

La FEDE di Elisabetta, nata tra le cure di una famiglia esemplare e premurosa, fu squassata da tempeste continue di contrasti, malattie, insulti, calunnie e mali fisici durissimi, eppure crebbe sempre. Quando era oppressa dai mali – ed era cosa continua – bastava che si leggesse un passo della Sacra Scrittura per mantenere l’ilarità dello spirito.

Accanto della fede la sua vita era caratterizzata da una viva speranza e da un senso profondo della vita eterna.

Una testimone nel processo di beatificazione dichiarò: “La speranza mi sembra che possa dirsi la virtù caratteristica della Venerabile. Sebbene si ritenesse gran peccatrice e colma di imperfezioni e difetti, tuttavia aveva grande fiducia di conseguire la salvezza eterna; non per i meriti suoi ma per quelli di Gesù Cristo e questa fiducia cercava di insinuarla a tutti coloro che si recavano da lei”.

Elisabetta ripeteva sempre: Confidiamo in Dio, diffidiamo di noi stessi, ma confidiamo in Lui.

L’amore verso Dio dimostrava con il desiderio di operare sempre per la gloria di Dio e non lamentarsi delle contrarietà. La riempiva di dolore il constatare che Dio non era amato dalle creature e di conseguenza si adoperava per guadagnare le anime a Dio e portarle all’amore del Signore. Era ben convinta che l’amore per Dio si dimostrava nella ricerca della sua volontà e la prova più sicura dell’amore verso Dio era il patire per amor suo.

Il suo esercizio della carità verso il prossimo creava dei problemi anche nel ambiente dei più vicini. Fin dagli anni in cui visse in Sardegna nella nativa Codrongianos, morto il marito, spalancò le porte della sua casa, che divenne come un oratorio. I suoi figli maggiori talvolta si infastidivano per la presenza di tanta gente in casa; ma lei sapeva di far del bene e non toglieva nulla ai suoi.

Raffaele Melia che ben la conosceva disse: “Amava tutti ugualmente, senza distinzione di persone, guardando in essi soltanto l’immagine di Dio, le anime lavate dal Prezioso Sangue di Gesù Cristo, il Tempio dello Spirito Santo (…) romani e forestieri correvano per raccomandarsi alle sue orazioni, o per chiedere il suo consiglio. Queste visite le erano penose, per le sue infermità, ma accoglieva tutti, ascoltava tutti, senza alcun fastidio (procurava di mettere pace nelle famiglie (…) aveva una grazia particolare per consolare gli afflitti (…) non solo perdonava le offese, ma cercava di fare quanto più bene poteva a chi l’avesse offesa”.

Senza la presenza, l’azione, l’aiuto dello Spirito Santo tutto questo sarebbe impossibile.

Dunque nello Spirito ci è data la forza per portare ciò che oggi per noi è un peso troppo grande, qualcosa che da soli non siamo in grado di sostenere.

Lo Spirito ci aiuta a comprendere ciò che è al di là delle nostre capacità umane, dal momento che la verità di Dio è oltre la nostra misura, per questo lo Spirito diventa una vera guida interiore, una luce capace di aprire il cuore e la mente.

Senza lo Spirito del Signore:

  • la Parola di Dio è una bella favoletta che non produce risultati
  • la Liturgia è una sterile cerimonia
  • la preghiera diventa solo una vuota elucubrazione umana, senza alcun senso, perché non viene da Dio e non è accetta a Dio
  • la Chiesa si trasforma in una istituzione priva di significato
  • il ministero ordinato manca di quella grazia efficace che produce conversione e salvezza
  • anche Cristo senza lo Spirito che lo vivifica nei cuori diviene un grande uomo
  • e tutte le nostre chiese, tutte le nostre comunità prive di Lui non sono più SACRAMENTO DI REDENZIONE.

In questi tempi di compromessi con il mondo, di linguaggio liquido, di formulazioni imprecise e timide, tutte succubi del principio del politicamente corretto, bisogna implorare il Signore che, per l’intercessione di Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo, invii di nuovo il Consolatore, affinché la Chiesa, la nostra Unione e la nostra Società, spregiudicata e libera da tanti compromessi, possa proclamare senza timidezza, ad alta voce e  con coraggio indomito, la grandezza del suo Signore risorto, e il suo diritto assoluto di regnare nei nostri cuori.

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