Il Giubileo
Riportiamo di seguito il testo completo del discorso di papa Francesco nell'udienza ai dipendenti delle Ferrovie Italiane, svoltasi questa mattina nell'Aula Paolo VI in Vaticano.
Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Ringrazio l’Ingegner Renato Mazzoncini per le sue parole; saluto la Presidente, Signora Ghezzi; e saluto tutti voi.
Le Ferrovie dello Stato Italiane hanno superato da dieci anni il secolo di vita, e questo è prima di tutto un motivo per ringraziare il Signore. Ma è anche occasione per ringraziare tante persone che hanno lavorato duramente per realizzare la rete ferroviaria in Italia: un territorio non facile, che richiede molta fatica sia nella fase di progettazione che in quella di messa in opera. Non pochi operai hanno anche perso la vita in questo lavoro. Li ricordiamo tutti. E facciamo in modo che questo – per quanto dipende da noi – non debba più accadere.
La storia delle Ferrovie italiane attesta anche una speciale attenzione nei confronti dei più poveri, con varie iniziative di solidarietà, antiche e recenti. Una di queste sono gli Help Center, presenti in decine di città italiane e nati dalla collaborazione tra le Ferrovie, gli Enti Locali e il Terzo Settore.
Sono “sportelli-antenna”, che consentono a chi è in difficoltà di trovare ascolto, soccorso e assistenza. Tutti noi avremmo bisogno di queste antenne, che ci permettano di captare i segnali di ciò che avviene attorno a noi, per riuscire a percepire le sofferenze degli altri, senza rimanere insensibili. Questi sportelli sono un mezzo con cui le Ferrovie vogliono cooperare a tenere unito il Paese non solo dal punto di vista geografico, ma anche sul piano sociale, contribuendo a evitare che qualcuno rimanga indietro, e che si accentui il divario tra chi è abbiente e chi manca di tutto.
Un’altra iniziativa importante è quella dell’Ostello don Luigi Di Liegro presso la Stazione Termini, dove ieri abbiamo aperto la Porta della Carità. Questa struttura è stata rinnovata dalle Ferrovie in collaborazione con la Caritas diocesana. Cinque anni fa Benedetto XVI posò la prima pietra all’inizio dei lavori per approntare i nuovi locali. L’Ostello, che accoglie quotidianamente centinaia di ospiti, e sta predisponendo anche il servizio di accoglienza diurna, svolge un’opera essenziale in un luogo della città dove spesso si radunano le persone in cerca di un riparo.
L’Anno Santo, che è iniziato da poco, ci insegni anzitutto questo, e imprima nella nostra mente e nei nostri cuori che la misericordia è la prima e più vera medicina per l’uomo - quante guarigioni fa una carezza misericordiosa! -, una medicina della quale ognuno ha urgente bisogno. Essa fluisce in modo continuo e sovrabbondante da Dio, ma dobbiamo anche diventare capaci di donarcela a vicenda, perché ciascuno possa vivere in pienezza la sua umanità.
Proprio a questo ci richiamano le Porte Sante, che in questi giorni vengono aperte in tutte le diocesi del mondo: chi la attraversa con amore troverà perdono e consolazione, e sarà spinto a donare e donarsi con più generosità, per la salvezza propria e dei fratelli. Lasciamoci tutti trasformare dal passaggio attraverso questa porta spirituale, in modo che segni interiormente la nostra vita.
Lasciamoci coinvolgere dal Giubileo della Misericordia - di un po’ di misericordia abbiamo bisogno tutti - in modo da rinnovare il tessuto di tutta la nostra società, rendendola più giusta e solidale, soprattutto in questa “terza guerra mondiale” che è scoppiata: “a pezzi”, ma la stiamo vivendo.
Ho saputo che si intitola “Giubileo” l’ultima monografia, appena pubblicata nella collana L’Italia del treno: una raccolta di fotografie che ritraggono i viaggi dei Pontefici in treno. Che la stima che ci lega, della quale è segno l’odierno incontro, possa rafforzarsi in quest’Anno Santo, cosicché l’Italia e tutti i Paesi del mondo diventino luoghi di reti solidali, più autenticamente umani, più capaci di gioire dell’amore di Dio e della comunione vicendevole.
Chiedo al Signore che vi benedica tutti. Vi do la mia benedizione e la chiedo al Signore per voi. E a voi chiedo di non dimenticare di pregare per me. Grazie.