Tempo di Quaresima, Tempo di Dio: un impiego perfettissimo

a cura di paolo (0 commenti)

“Intendo che ogni momento di tempo passato presente, e futuro sia impiegato da me, e da tutte le creature in una maniera perfettissima, e intendo fare ciò che si farebbe se ciò veramente accadesse”.

Il passato, il presente e il domani appartengono a Dio, Signore della Storia, e l’uomo lo onora se riesce a farne buon uso. Lo sa bene San Vincenzo Pallotti che, nella sua umile predicazione e nellagenuina scelta di vita alla sequela di Cristo, immagina un tempo che sia “impiegato” appieno in Lui. Ma cosa intendeva, il nostro Santo, con le suddette parole?

Non siamo, noi donne e uomini di questo complesso secolo, ormai interamente immersi o, forse, sommersi in un tempo tutto pieno e frenetico? E soprattutto, come riuscire ad “impiegare in una maniera perfettissima” questo tempo quaresimale che la Chiesa ci esorta a vivere con coscienza e impegno?

Ricolmi delle nostre attività, resi ansiosi e affannati dagli impegni che questa vita ci chiama a soddisfare, pensiamo che il nostro tempo sia già colmo di tutto ciò che ci serve per sostenerci e vivere bene. Se poi pensiamo alla domenica, il giorno del Signore da vivere in famiglia, in amicizia, nell’ascolto e nel nutrimento della Parola che si fa sacrificio d’Amore sull’altare, ci viene il desiderio di riposare, di fermarci a non fare nulla e a lasciare che quella giornata ci passi, velocemente, dinanzi agli occhi. Sembriamo felici di questa vita frenetica, mostriamo lieti una vita che non manca di nulla.

Eppure, San Vincenzoci indica il Crocifisso e, nel farlo, suggerisce di “impiegare in una maniera perfettissima” questo tempo che ci è stato concesso. Perché, forse, quel tempo che noi indichiamo come saturo di vissuto, in realtà non conosce integralmente la Vera Vita.

È chiaro, ancora una volta siamo obbligati a fermarci! Già, frenare un attimo la corsa verso il nostro “tanto” per cingere questo apparente “Nulla” indicato dalla santità. Il Pallotti non ci mostra mezze misure, non si pone problemi a dirci chiaramente che il nostro tempo, così “stipato” di impegni, deve cambiare forma, contenere un’anima!

Questa temporalità, infatti, deve essere rivalutata e maggiormente soppesata, vissuta in pienezza non solo di attività ma di spirito. Un equilibrio delicatissimo, infatti, è quello che ci chiede il Santo nella speranza di conferire un valore nuovo alle ore, ai giorni e a tutti gli anni che il Signore ci concederà. Un equilibrio che si manifesta tra la gravità della mondanità e la “leggera” e tanto anelatasantità, tra il sovraccarico di faccende quotidiane e la serena adesione ad una autentica vita cristiana.

Vivere ogni momento “in una maniera perfettissima”, infatti, significa rivolgere nuovamente lo sguardo a Lui, a Gesù, che da quel centro della nostra storia non è mai andato via!

 Se il nostro sguardo è distolto, confuso, annebbiato perché la frenesia del vivere moderno ci acceca con luccichii e nastrini dalla certa caducità, il Crocifisso è lì, al centro del tutto, e nel suo “infinitamente Amore che si è fatto carne” si racchiudono il passato, il presente e il futuro di ciascuno di noi: il nostro vero tutto.

Quanta infinita riconoscenza nel considerare che in quella stessa Croce, scandalo e delizia, vi sia inchiodato il Vero Dio e il Vero Uomo che anela alla nullità dell’umanità per esaltarla e liberarla perfino dalla schiavitù della contingenza storica, dalla temporalità che impensierisce e che incalza. Sembra semplice spostare lo sguardo al punto di fuoco della prospettiva della nostra esistenza e riconoscere il Crocifisso nella sua permanenza, confitto come è all’uomo e al suo peregrinare su questa terra.

Eppure, ciò che sembra semplice e naturale viene ostacolato dalle pretese, dai rimbrotti, dalle asperità e dalle incertezze di un vivere caotico, immerso in questo contesto fortemente liquido e disorientante. Ci perdiamo perché abbiamo perduto la bussola o, meglio, non sappiamo cosa farcene distratti come siamo da fuochi fatui che ci inducono a vagare in errori più o meno consapevoli. E giungiamo, quindi, al tempo della Quaresima che, in una chiave semplice, potremmo definire “il tempo dello scrutarsi dentro”.

Ci si scruta nelle intimità, si guarda in faccia il proprio peccato per riconoscersi ancora in tempo per cambiare, per modificare, per migliorarci. Nel periodo di Quaresima, infatti, la lotta si inasprisce e se da una parte la nostra condizione umana ci tenta nell’instillare in noi il dubbio di essere ormai finiti, gravati dalle nostre poche o numerose iniquità, dall’altra vi è un Padre buono che non ha smesso di attendere il ritorno del figlio e che, con infinita misericordia, non si stancherà mai di aspettare quel tanto desiderato rimpatrio.

Questo è il difficile equilibrio che ci richiede sforzo e sacrificio, questo è impiegare “in una maniera perfettissima” la temporalità che ci è data e che non ci appartiene realmente. Significa scegliere se stare dalla parte del nostro “uomo vecchio”, che è resistente a morire e al cambiamento, o se, invece, rivolgere le nostre forze verso l’abbraccio caloroso del Padre. Un abbraccio che è possibile percepire nel fare la Sua volontà e non la nostra!

Con il Pallotti, dunque, si giunge all’essenziale del genere umano che è Gesù, mediante lo sforzo e l’impegno a vivere il proprio tempo guardando alla preziosità di Dio e alla infinità del Suo essere assoluto, quindi sciolto dai legami temporali e storici. Dio è sopra la Storia e mediante l’incarnazione nel Suo Figlio Gesù ha deciso di calarsi nel tempo dell’uomo e a non lasciarlo mai da solo, grazie alla persistenza coraggiosa dello Spirito Santo.

Ed è grazie allo Spirito Santo, che ci sostiene e ci fortifica in questo cammino quaresimale, che possiamo essere ispirati a seguire Dio mediante l’insegnamento di fraternità e di Amore verso il prossimo.

Impegnare massimamente le proprie energie nei vari momenti del vissuto quotidiano e guardare al Crocifisso significa, in poche parole, trarre quella linfa vitale che possa permetterci, a nostra volta, di essere degli apostoli della freschezza e della genuina bellezza della Parola venuta al mondo, morta e risorta per tutti noi.Una Parola che si fa conoscere nella storia, non teme persecuzioni e che si fa strada in qualsiasi secolo.

Quanto detto si concretizza nel vivere la quotidianità e il tempo che scorre con lo sguardo rivolto a Gesù, trasformando il nostro sforzo lavorativo, la nostra occupazione quotidiana e la cura familiare che ci animano, in un dono gradito a Dio e a Lui solo. Ogni ora, ogni minuto o secondo, devono essere finalizzati a benedire Dio mediante le nostre azioni, segno concreto delle preghiere che si recitano nel cuore.

Le azioni, infatti, testimoniano e rendono tangibile la fede che si nutre in pectore,permettendo di sacralizzare ogni attimo della nostra umana esistenza. Dobbiamo fare quel tutto della nostra esistenza consapevoli di non essere soli: Dio si manifesta a noi mediante il fratello, il prossimo, e attraverso i segni che solo chi riesce a liberarsi dalla morsa del tempo che fugge può realmente intendere e capire. Dio è un mistero grande, un Amore incondizionato e libero che non si lascia ingabbiare da orari e da tabelle di marcia, proprio perché non teme confini cronologici di alcuna sorta.

Ed è allora in questa chiave interpretativa che si stagliano chiare e precise le parole del Pallotti; parole che richiedono un fermarsi a riflettere, uno scrutare quaresimale dentro il nostro vissuto passato e il nostro vivere attuale, al fine di riscoprire quel vero “sale” che rende davvero gustoso il tempo passato su questa Terra: Cristo Gesù.

È facile comprendere come l’istante possa mutare dall’essere “un tempo quantitativo” al divenire “un tempo di qualità”, perché quando tutto ciò che si opera viene compiuto in Dio e per Dio, quel momento comincia a prendere sostanza e perfino la temporalità si ridefinisce, connotandosi di un suo profondo significato.

Accogliamo, dunque, con fervente speranza questo invito del Pallotti alla conversione, all’azione concreta e piena in Dio, per riuscire a dare un senso al nostro continuo cammino quaresimale che ci prepara, lentamente e con meditazione, alla Pasqua del Signore e alla nostra vera gioia. 

Salvatore Raspa

 

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