San Vincenzo e San Paolo - L’Amore non avrà mai fine

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San Vincenzo Pallotti  e San Paolo,
entrambi hanno parlato e vissuto della carità.

Nella vita del nostro caro San Vincenzo Pallotti si trovano tante affinità con la vita di San Paolo, suo apostolo preferito.

Vincenzo diceva che ogni nostra comunità, nel suo itinerario formativo doveva meditare il passo di 1 Cor 13, noto, proprio come inno alla carità, anzi doveva essere letto prima di ogni incontro.

In ogni nostro pensiero, in ogni nostra azione il motore sia sempre e solo l’amore, non un amore fatuo, generico, ma un amore, una carità con le stesse caratteristiche indicate dall’Apostolo Paolo e condivise da San Vincenzo, tanto da chiedersi prima di ogni azione: come l’avrebbe fatta Gesù?

San Vincenzo ha meditato chissà quante volte il cap.13 della Lettera di S.Paolo ai Corinti, dove appare anzitutto la qualifica della carità che è la pazienza.

E non è certo senza motivo che il grande convertito ed evangelizzatore mette al primo posto questo attributo. Ha appena detto, infatti che anche "se avesse il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri della scienza e avessi una tale fede capace di trasportare le montagne, se non ho la carità, non sono niente". Non dice: non ho nulla, ma non sono niente. Come a dire: esisto solo nella misura che amo. Se no vegeto. Come un animale o una pianta, ma non esisto come persona umana. Perfino se avessi una parvenza di carità cioè mi mettessi a dare via tutto ciò che ho, perfino se consentissi di essere bruciato, per istintiva generosità, non servirebbe proprio a nulla. Perché la carità è anzitutto dono di Dio. Ed ecco, subito dopo, Paolo annuncia: "La carità è paziente". San Vincenzo si sofferma su questa prima virtù: la Pazienza.

La incarna e la trasmette alla sua comunità conducendo una vita paziente. Perché questa importanza primaria? Si tratta anzitutto del fatto che Dio, per il primo, è Colui che nei miei riguardi è "paziente, lento all'ira, misericordioso" (Num.14,18; Es. 34,6ss). E' Lui perciò che pone in me una carità paziente.

C'è poi una considerazione di ordine psicologico ravvalorata dalla fede. Nella realtà presente, noi non siamo dentro un ordine perfetto, perché il peccato originale e la debolezza che ne è derivata fan sì che non tutto il bene e non subito sia perseguibile. In noi e negli altri. Se dunque, come dice San Pietro, "il Signore usa pazienza verso di noi" (2Pt.3,9), come potremmo noi bruciare le tappe, i ritmi di crescita e di conversione? La prima pazienza, è un fatto, va usata verso noi stessi.

Chi è impaziente con se stesso non riesce a esserlo con gli altri. Non dica dunque di voler amare!"L'amore – ha scritto Milotz, un grande drammaturgo nordico – si misura dalla pazienza".

Questo testo diventa il dono che ci facciamo reciprocamente al termine del periodo estivo e all’inizio del nuovo anno pastorale.
Preghiamo insieme: “Signore Gesù, dirigi il mio cuore nella tua pazienza perché si possa accedere al dono della vera carità

Dai nostri Padri della Chiesa impariamo: “Se qualcuno ti ha ingiuriato, non odiarlo; odia l'ingiuria e il demonio che lo ha istigato a farlo. Se hai in odio chi ti ha ingiuriato, non ami... Se osservi il Comandamento, agisci verso di lui con atti d'amore e aiutalo, se puoi, ad allontanarsi dal male”.

 

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