“L’avete fatto a me” : Un pomeriggio alla Mensa della Caritas di Roma.

a cura di paolo (0 commenti)

“L’avete fatto a me” :
Un pomeriggio alla Mensa della Caritas di Roma
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Era tempo che desideravo iniziare a frequentare anche la mensa della Caritas in Via Marsala, a Roma.

Voglio raccontarvi la mia prima volta.
Insieme ad una mia amica di nome Pina ho avuto la gioia di trascorrere un pomeriggio di agosto, presso la mensa della Caritas in via Marsala – Roma.

Dopo aver parcheggiato la macchina (alle ore 16,00) rimango sorpresa già da una lunga fila e da gente che cerca refrigerio all’ombra della stazione. Appena entrata l’attenzione va al logo dell’anno santo della misericordia, affisso al muro sopra ad una porta: la Porta Santa della Caritas, è l’abbraccio di Gesù buon Pastore.

Una sala immensa con tavoli e sedie verdi sembra invitarmi ad entrare e, come si dice: a tirarmi su le maniche. I saluti, la presentazione agli operatori e poi, subito, all’opera. Grembiule e guanti. Teresa, una volontaria, mi dice di iniziare dal sale. Quale sale? Per lei è scontato parlare così, ma per me no.

Chiedo spiegazioni: l’espressione voleva dire preparare il sale in un bicchiere e poi metterlo al centro di ogni tavolo. Mentre eseguo questo semplice servizio ricordo le parole di Gesù: voi siete il sale della terra ed ancora quelle di San Vincenzo: ogni piccola cosa fatela con perfezione, così come la farebbe Gesù.

Eh sì, Gesù, ne ha fatte di cose piccole, e le faceva veramente con perfezione infinita: le faceva da Dio! Preparati i numerosi bicchieri li porto sui tavoli e noto, con grande sorpresa due scritte sulle pareti:“L’avete fatto a me”, Matteo 25,40 e “Una città in cui un solo uomo soffre meno è una città migliore” Don Luigi Di Liegro.

Sento vere queste parole, perché le sto vivendo. Dal sale passo a preparare le brocche piene di acqua e a metterle nella cella frigorifera perché i fratelli possano trovarla fresca… Intanto i responsabili comunicano che arrivano circa 20 giovani, stanno facendo un campo servizio nella Caritas di Roma e vengono dal Trentino.

Entrati si mettono ognuno al proprio posto, alcuni al bancone della distribuzione del cibo, altri in sala, altri all’ordine fuori. A me tocca stare in sala. I fratelli e le sorelle entrano, dopo la registrazione portano il numero, prendono il vassoio per il cibo e si accomodano.
Mangiano e poi escono.

Qualcuno va al reparto doccia, qualcun altro a lavarsi gli indumenti, altri si fermano fuori, sui gradini a scambiare un po’ di vita.
Intanto io, in sala, tra i tavoli, mi offro a sbucciare loro la frutta ed così approfitto e parlo, chiedo, ma soprattutto ascolto.

Ci sono tantissimi italiani, con storie dolorose.
Leggo nei loro occhi tanta sofferenza, tanta solitudine, ed in qualcuno tanta rabbia per le ingiustizie ricevute, ma noto anche tanti sguardi puliti, pieni di pazienza, di riconoscenza e tanta gratitudine.

Spontaneamente nascono sorrisi e battute allegre … e per me tanto da imparare. …
Senza accorgermi arrivano le ore 20,00.

Con Pina, salutiamo e facciamo ritorno lei a casa ed io in comunità.
In macchina è spontanea la condivisione di quanto vissuto insieme.
Ci siamo sentite come gli apostoli mandati a due a due ad evangelizzare.
Noi lo abbiamo fatto servendo Gesù nei fratelli alla mensa della Caritas romana.

Suor Stella

 

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