La preghiera di San Vincenzo

a cura di paolo (0 commenti)

La preghiera nella vita di San Vincenzo Pallotti
C’è una preghiera nella tradizione pallottina, molto conosciuta nelle nostre Comunità, nella quale ci rivolgiamo al Signore e gli chiediamo di conservare nella nostra Famiglia lo spirito di cui San Vincenzo fu ripieno, affinché ci studiamo di amare ciò che egli amò e di operare ciò che ci insegnò…

Questa preghiera, che noi recitiamo quasi ogni giorno, è veramente una chiave di lettura per interpretare e analizzare le motivazioni di fondo che ci legano al nostro Fondatore, che ci danno un forte senso di appartenenza alla sua Famiglia.

Come suoi figli vogliamo amare ciò che San Vincenzo ha amato.
Come suoi discepoli vogliamo fare ciò che egli ci ha insegnato.

Prima ancora che nel suo zelo apostolico e nel suo slancio di carità verso tutti, è nella sua esperienza di preghiera dove scopriamo ciò che San Vincenzo ha amato. Ancora di più: il suo rapporto con il Signore è il luogo nel quale veniamo a conoscere Chi egli ha amato e da Chi egli si sente infinitamente amato.

“Voi, o mio Dio, che misericordiosamente mi avete creato e che con carità perpetua mi avete amato, e mi amate, e che perciò avendo misericordia di me mi avete tirato a Voi, guidatemi, movetemi Voi secondo la vostra infinita misericordia in ogni pensiero, parola, e operazione”. (cfr. Vol. 10 - Pag. 134)

“…essendo viva immagine di Dio, viva immagine dello Spirito Santo, che è l'Amore infinito, immenso incomprensibile del Padre, e del Figlio; perciò essendovi nell'Anima un costitutivo naturale, che aspira all'Amore infinito………sono obbligato a vivere una vita di Amore nell'Amore infinito: dunque debbo regolare tutti i pensieri della mia mente, e gli affetti del cuore coll'Amore per aspirare all'Amore infinito… (cfr. Vol. 13 - pagg. 83- 84.)

Per indicare il luogo dal quale sgorga la preghiera, le Scritture parlano talvolta dell'anima o dello spirito, più spesso del cuore… È il cuore che prega.

Il cuore è la dimora dove sto, dove abito (secondo l'espressione semitica o biblica: dove «discendo»). È il nostro centro nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione e dagli altri; solo lo Spirito di Dio può scrutarlo e conoscerlo. È il luogo della decisione, che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. È il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la morte. È il luogo dell'incontro, poiché, ad immagine di Dio, viviamo in relazione (cfr. CCC nn. 2562-2563.)

Con grande rispetto e devozione osiamo entrare nel santuario più intimo del cuore di san Vincenzo, come figli che accedono al luogo più caro, più segreto, più geloso del loro genitore.

Osiamo entrare con il timore di chi non vorrebbe profanare un luogo santo e nello stesso tempo con il diritto dei figli che sanno che in questo sacrario è custodita la ricchezza più preziosa che egli ci ha lasciato in eredità:

“Desiderando grandemente di amare Iddio,
così vorrei e così intendo farlo nella sua efficacia avere amato,
ed amare Iddio per dargli gloria infinita con perfezione infinita
infinitamente da tutta l'eternità, per tutte l'eternità infinitamente,
ma in modo che io nel medesimo tempo stessi nel Cielo, e nella terra;
nel Cielo ad amare Iddio sommamente… (Vol. 10 - Pag. 69)

Quando entriamo nel sacrario della vita interiore di San Vincenzo, - soprattutto attraverso il suo diario spirituale - ci troviamo di fronte a una miniera di desideri, di propositi, di aspirazioni, di professioni di fede, dove la sua scelta di Dio raggiunge il culmine, fino ad annullare le esigenze più vitali della persona umana: “Dio mio… Non l'Intelletto, ma Dio, non la volontà, ma Dio… non l'anima, ma Dio, non la vista, ma Dio, non l'udito, ma Dio, non l'odorato, ma Dio, non il gusto, e la loquela, ma Dio…” (Vol. 10 - Pag. 131)

Guardando il suo rapporto con il Signore nella preghiera, comprendiamo le motivazioni, le ragioni e il suo modo di amare Dio, ma soprattutto in che modo egli si sente amato da Dio, Padre amabilissimo, amorosissimo, tenerissimo.
Nessuno di noi ignora che San Vincenzo ha ricevuto una solida educazione alla preghiera. Conosciamo i numerosi episodi della sua infanzia, soprattutto il modo in cui la sua mamma lo guidava e lo accompagnava (pensiamo alla novena allo Spirito Santo).

San Vincenzo ha acquisito lo spirito di preghiera dai suoi genitori, dalla frequenza ai sacramenti, dalla partecipazione quotidiana all’Eucaristia con suo padre, dalla guida spirituale, attraverso il suo desiderio di assimilazione a Cristo (la flagellazione) e il suo intenso rapporto con la Madonna, fino allo Sposalizio mistico, nel quale è Lei che prende l’iniziativa.

Già molto giovane egli è un uomo di preghiera. Potremmo dire un uomo diventato preghiera.
Non possiamo inoltrarci in quella sua esperienza mistica che è incontro personalissimo e ineffabile con il Mistero, ma come figli vogliamo sapere come egli ha pregato per lasciarci permeare dal suo spirito di preghiera.

In perfetta sintonia con i canoni della Tradizione cristiana, lo stile di preghiera di San Vincenzo è proprio come lo descrive il Catechismo della Chiesa Cattolica:

«Grande è il mistero della fede». …Questo mistero richiede quindi che i fedeli credano in esso, lo celebrino e di esso vivano in una relazione viva e personale con il Dio vivo e vero. Tale relazione è la preghiera. (cfr. CCC n. 2558)
San Vincenzo vive, dunque, la preghiera come rapporto vivo e personale; un rapporto intenso, intimo, profondo, ininterrotto, ineffabile, una vera immersione in Dio.

La sua è una preghiera consapevole, carica di presenza e di autocoscienza; ricca di tutte le connotazioni del rapporto di Dio con la persona umana, presenti nella Rivelazione: «Se tu conoscessi il dono di Dio! » (Gv 4,10). La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: là Cristo viene ad incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera.. (cfr. CCC n. 2560)

Nell’esperienza di San Vincenzo, in ogni pagina del suo diario spirituale risplende questa verità: è Dio che desidera e vuole comunicargli il suo grande amore, il suo Amore infinito.

La preghiera, come relazione con il Signore, tenerissimo, amorosissimo, amabilissimo Padre, e dilettissimo Gesù, innamoratissimo delle anime, è il dono più prezioso dell’Amore comunicativo di Dio: il mio Cuore non ne può più per il desiderio di comunicarsi alle anime; così San Vincenzo scrive, prendendo in prestito le parole del Cuore di Gesù a Santa Margherita M. Alacoque. (cfr. Vol. 10 - Pag. 85)

La sua preghiera è
confessio laudis: proclamazione di quanto Dio fa per lui, di quanto Dio lo ami: “Voi, o mio Dio, mi avete amato, e mi amate…. [Vol.10 pag. 134]
confessio vitae: dichiarazione lucida e sincera della sua indegnità e ingratitudine, in un atteggiamento costante e ricorrente, come ci insegna la dottrina della Chiesa: “Da dove partiamo pregando? Dall'altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà o «dal profondo» (Sal 130,1) di un cuore umile e contrito?
L'umiltà è il fondamento della preghiera. «Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26). L'umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: l'uomo è un mendicante di Dio. (cfr. CCC 2559)

confessio fidei: solenne atto di fiducia incondizionata fino all’inverosimile, fino al punto di affermare che quanto più grande è la sua indegnità e la sua miseria, tanto più grande è il diluvio di grazie e di misericordie che Dio continua ad effondere su di lui: “Crederei, o mio Dio, oltraggiare la vostra misericordia se credessi che la vostra misericordia infinita non trionfasse sopra la mia indisposizione,per essere trattato da Voi per vostra infinita misericordia misericordiosamente con più abbondanza di grazia che se fossi retto di cuore…” (OO. CC. Vol. X - pag. 182)
La sua preghiera è incessante e ininterrotta: “Pregate incessantemente. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito” [cfr. 1Ts 17, 5; Ef 6,18] come il fluire continuo di un fiume di acqua limpida; attimo dopo attimo, respiro dopo respiro, senza tregua.

La sua preghiera è un dialogo intimo con il Signore, un colloquio profondo e personale, nel quale egli sente di essere oggetto di un amore infinito, gratuito, incondizionato; un amore che cresce quanto più cresce la sua indegnità a meritarlo, o meglio la sua consapevolezza di non esserne degno.

La sua preghiera è un’esperienza ineffabile, non traducibile in termini comuni, spesso fatta di brevissime espressioni o di silenzio, perché le parole non bastano; è una contemplazione silenziosa, adorante, un’ esperienza mistica di incontro personale con Gesù Cristo, più che dilettissimo Sposo dell’Anima…

La sua preghiera è trinitaria: è sempre rivolta al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. La preghiera apostolica per le vocazioni, e ogni sua preghiera di offerta, di intercessione e di benedizione ne sono esempi luminosi.
La sua preghiera è cristocentrica, sempre in unione con Gesù, per i meriti di Gesù, nel nome di Gesù: “tutto quello che chiederete nel mio nome” [Gv 16, 23]. Così San Vincenzo si rivolge al Padre: intendo adorarvi, amarvi, ringraziarvi, e pregarvi con tutti gli affetti del Cuore santissimo di Gesù.

La sua preghiera è mariana; Maria ha un posto d’onore e un ruolo importantissimo nella vita spirituale di San Vincenzo. Non c’è nessuna invocazione a Dio che non sia espressa per i meriti e l’ intercessione di Maria Santissima, più che innamoratissima Madre nostra. Il suo rapporto con la Madonna culmina quando “la gran Madre della Misericordia, per trionfare col Miracolo di Misericordia sulla ingratitudine e inconcepibile indegnità del più miserabile fra i sudditi del suo Regno di Misericordia, si degna misericordiosissimamente fare lo Sposalizio spirituale e gli dà per dote quanto possiede e gli fa riconoscere il proprio divino Figlio, e s'impegna perchè sia tutto internamente trasformato nello Spirito Santo”. (cfr. OO. CC. Vol. 10 - Pag. 195)

La sua preghiera è universale: sempre per tutti e in unione con tutti gli Angeli e i santi, con tutte le creature.
La sua preghiera è trasformante, una immersione piena in Dio, nel suo Amore e nella sua misericordia:
 immerso nel sangue di Gesù confesso le vostre infinite magnificenze, e la mia grandissima miseria… (Vol. 10 - Pag. 29)
 immerso nella vostra infinita misericordia… (Vol. 10 - Pag. 204)

 per giungere ad essere tutto immerso, e come trasformato nel vostro Divino Amore, nella infinita vostra Carità, e in tutto Voi stesso… (Vol. 13 - Pag. 53)
 tutto tutto immerso in Dio, perciò immerso nella Purità per essenza… (Vol. 13 - Pag. 431)
 per sempre immerso nel torrente dolcissimo della vera allegrezza…(Vol.13 Pag. 568)
E potremmo continuare l’elenco all’infinito…
L’esperienza della relazione con Dio nella preghiera dilata il cuore di Vincenzo e lo rende capace di accogliere l’Amore Infinito, la misericordia infinita, la santità stessa di Dio.
Oltre ad essere un uomo diventato preghiera, San Vincenzo è un grande maestro di preghiera.
Come suoi discepoli vogliamo fare quello che ci ha insegnato: “fate quello che vi dirà”.
In che modo San Vincenzo ci ha insegnato a pregare? Con le parole e soprattutto l’esempio – come abbiamo visto fin qui.

Il suo insegnamento, contenuto nella Regola, in Iddio l’Amore Infinito, nelle sue Lettere nel nei vari Mesi di maggio – dove fa parlare Maria – ci allena a sviluppare in noi un’attitudine profonda alla preghiera e alla contemplazione dell’Amore di Dio per noi.
Alla sua scuola impariamo a coltivare un costante atteggiamento di apertura alla presenza di Dio e di disponibilità all’azione del suo Spirito.

Il nostro sguardo interiore si affina e diviene capace di contemplare i prodigi della grazia e della misericordia di Dio, che avvengono dentro di noi e intorno a noi; si creano le condizioni ottimali in cui la potenza di Dio e la consapevolezza della nostra miseria, fragilità, incapacità possono finalmente incontrarsi e far fiorire la santità.
Non è proprio possibile esporre qui tutta l’ampiezza dell’insegnamento di San Vincenzo in merito alla preghiera, ci limitiamo ad alcuni elementi, con il grande timore di cogliere solo in parte la sua ricchezza.

Prendiamo in considerazione ciò che egli ci ha insegnato per iniziare la giornata, come vivere il tempo della meditazione, come adorare e quasi respirare la presenza di Dio.
“Fate o Signore che il vostro culto e la cerimonie ecclesiastiche siano esercitate nella maniera più esatta, perfetta, e santa” questo è il desiderio di San Vincenzo dal segno di croce della mattina fino all’ultimo atto della giornata. Le sue aspirazioni tendono sempre alla più sublime perfezione.
Appena ci svegliamo e ci alziamo, egli ci invita a:
 baciare il SS. Crocifisso che abbiamo sotto il cuscino;
 prendere l'acqua benedetta, segnandoci col segno salutare della Croce;
con la fiducia di essere fortificati con la potenza del Padre.
illuminati con la sapienza del Figliuolo,
e santificati con la virtù, e carità dello Spirito Santo.
Sembra che non insista mai abbastanza nel proporci il segno della croce che aveva appreso – a sua volta – da San Francesco di Sales, che egli definisce devota ed efficacissima pratica e riformula in una sua versione più estesa e personalizzata:
Da me nulla posso, con Voi posso tutto,
per la gloria vostra voglio fare tutto,
a Voi infinita gloria, onore, amore, riverenza:
a me disprezzo, ignominia, patimenti. (cfr.Vol. 10 - Pag. 122)
Da esperto maestro di preghiera, ci suggerisce anche gli atteggiamenti da coltivare:
 diffidando sinceramente delle nostre forze;
 con piena fiducia in Dio;
 con purità d'intenzione e animati da purissima carità;
 con vero sentimento di disprezzo di noi stessi;
le motivazioni:
 per accrescere la fiducia nella grazia;
 passare la giornata con la pienezza, e con la perfezione di opere sante;
le occasioni:
 tutte le volte, che sentiamo qualunque segno di Comunità;
 nelle tentazioni di qualunque specie;
 nel principio e proseguimento delle operazioni più o meno durevoli.
Ci invita inoltre a promuoverne l'uso nei Fedeli, a voce, e con la stampa.
Anche nel vestirci e nel camminare ci esorta a pregare:
 il Salmo 94 con il più vivo ed efficace desiderio che tutte le creature – che sono, e saranno sino alla fine del Mondo – conoscano, e diano omaggio, adorazione, e prestino perfetta Ubbidienza all'Altissimo;
 il Salmo 66 per ottenere per noi, e per tutti la misericordia, e la grazia del N. S. G. C, e la vita eterna;
 il Salmo 116 con tono di voce da essere ascoltato e con il più vivo desiderio che tutti i popoli, e tutte le nazioni vengano a lodare l'Altissimo;
 il Salmo 50 per dare principio a tutte le opere della giornata con spirito di vera umiltà, e penitenza.

Ci esorta a:
 fare continui atti di adorazione, amore, gratitudine, come ci ispira la devozione e la fiducia;
 ravvivare e accrescere la fede nella presenza di Dio:
Dio mio, sono indegno del dono della fede pratica della vostra divina presenza… Mio Dio, le mie adorazioni meritano di essere rigettate da Voi, intendo adorarvi da tutta la eternità e per tutta la eternità ad ogni momento infinitesimo quale siete Uno nell'Essenza, Trino nelle Persone, Infinito negli Attributi e vi adoro con le Adorazioni di tutti gli Angeli, e Santi, e della loro Regina Maria SS., e di tutte le creature, intendo adorarvi, amarvi, ringraziarvi, e pregarvi con tutti gli affetti del Cuore santissimo di Gesù.
Ci raccomanda l’adorazione al SS. Sacramento e ci suggerisce di:
 stare in silenzio, con umile fiducia, e grande raccoglimento, ascoltando Gesù che ci parla:
“io non metterò più misura alcuna alle mie grazie per quelle anime,
che verranno a cercarle in questo mio cuore”.
Ci esorta a dare grande importanza alla meditazione quotidiana:
 a pregare per ottenere i lumi e le grazie per meditare con frutto;
 ad avere chiaro lo scopo della meditazione;
 a coltivare il silenzio interiore;
 a chiedere perdono dei difetti commessi nella meditazione;
 a ringraziare per i doni e le illuminazioni ricevute;
 a pregare per ottenere il dono di mantenere e accrescere il frutto della meditazione.
Chiedo perdono al Signore e a San Vincenzo per ogni limite ed inadeguatezza di questa condivisione.
Concludiamo, rivolgendoci a San Vincenzo con la parte finale della preghiera menzionata all’inizio:
Prega, o Padre, che sia in me e in tutti i tuoi figli il tuo spirito di umiltà e di carità.
Come Gesù Cristo pregò per i suoi discepoli,
così anche tu prega, per noi tutti, la Santissima Trinità,
perché ci liberi dal male, ci santifichi nella Verità e ci confermi nell’Unione.

Per la riflessione personale
1. Per sapere come prego, devo sapere che tipo di relazione ho con il Signore.
2. In che modo la mia appartenenza alla Famiglia di San Vincenzo Pallotti ha influenzato, arricchito e approfondito la mia relazione con il Signore e lo stile della mia vita di preghiera?
3. Per la mia vita futura, quali atteggiamenti voglio coltivare per una vita di preghiera più intensa e profonda?

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