Il sogno di Don Vincenzo Pallotti: dare una casa alle ragazze in pericolo

a cura di paolo (0 commenti)

Il sogno di Don Vincenzo Pallotti di dare una “casa” alle ragazze “in pericolo” nella Roma del primo Ottocento, e alle orfane del colera del 1837, diventa una realtà concreta durante la Novena di Pentecoste del 1838.

Sembra una realtà dei nostri giorni: è lo stesso Don Vincenzo con i coniugi Giacomo e Maddalena Salvati ad accompagnare le ventisette ragazze in questa “Pia Casa di Carità” al centro di Roma, 180 anni fa. A chi affidare queste giovani, se non ad alcune persone di fiducia, piene di zelo, votate a questa bella causa? Saranno  queste persone, accoglienti ed ospitali, le future Suore  dell’Apostolato Cattolico, che ancora oggi si sentono “benedette da Dio” per poter continuare a realizzare il grande sogno del loro Fondatore.

Perché Don Vincenzo abbia voluto chiamarla “Casa”è chiaro, quasi ovvio: in questa parola è racchiuso tutto il senso del “focolare domestico”, della dimora, dove non solo abitiamo, ma ci sentiamo amati così come siamo, dove viviamoe gustiamola gioia di appartenere ad una famiglia ricca di calore umano e di affetto.

Dopo lunghi anni, le connotazioni originarie essenziali sono state custodite e conservatenon solo nella struttura, ma soprattutto attraverso la tradizione dello stile di accoglienza. Ogni storia non è statica, però, subisce evoluzioni, porta in sé un dinamismo insospettato. Nel corso degli eventi, le finalità diventano più chiare, le motivazioni si arricchiscono e si adattano ai segni dei tempi,il modo di affrontare e gestire le situazioni migliora, ci si apre alle novità della vita.

Dunque molte cose sono cambiate,rispetto all’epoca di Don Vincenzo, ma l’ispirazione originaria è palpitante ancora: aiutare, educare, far crescere le giovani, offrire loro quanto è necessario per far risplendere sul loro volto l’immagine di Dio e prepararlea un futuroche valorizzi la dignità della persona, soprattutto della donna. 

Che cosa offre oggi la Pia Casa alle ragazze che vengono ospitate?
È facile intuirlo: a figlie predilette di Dio, che provengono da vari paesi dell’Africa,  – dalle  isole di Capoverde all’Eritrea, dall’Etiopia al Senegal eal Marocco– la Pia Casa offre l’ospitalità, l’assistenza, la cura affettuosa, l’opportunità di istruirsi ed essere accompagnate, incoraggiate e sostenute negli studi con una presenza assidua e costante.

È l’Ente  “Pia Casa di Carità” –una Fondazione con personalità giuridica di diritto privato–che le sostiene economicamente.
Gli organi di competenza: il Presidente e il Consiglio di Amministrazione, sono tutti molto presenti e interessati all’opera, in piena fedeltà a quanto scrive San Vincenzo:Tutti quei che devono reggere e sostenere il Governo interno della pia Casa debbono sommamente interessarsi a fare dominare nella Comunità il vero amore di Dio e del prossimo, lo spiritoe l’ amore della povertà, che ispira il S. Vangelo, altrimenti avrebbero una comunità indisciplinata, libera, oziosa, vaga, e amante del lusso, o irrequieta nella povertà. Ed in vero la gioventù non ama la pratica delle opere spirituali se non ama di vero cuore Dio,Cui sono indirizzate tali opere…”  [cfr. OO. CC. Vol. 6 - Pag. 313].

L’atmosfera che si respira è serena e distesa, non che l’andamento sia perfetto, ma  la fatica che ogni giorno si affronta nell’educare le ragazze, diventa più leggera con il dialogo educativo individuale e personalizzato. Il rapporto personale con ognuna singolarmente è un canale privilegiato per far accettare e rispettare le regole della convivenza e della collaborazione; per abituarle all’uso di un linguaggio conveniente, gentile e “pulito”; per intervenire e correggerle in qualche atteggiamento poco rispettoso nella relazione interpersonale all’interno del gruppo.

Dal punto di vista didattico, le ospiti sono abbastanza motivate e interessate all’apprendimento, hanno un accettabile senso del dovere nell’esecuzione dei compiti, cercano di prepararsi bene per le verifiche e le interrogazioni. Partecipano ad ogni iniziativa delle Scuole che frequentano, uscite, cinema, teatro, campi-scuola; sono bene integrate nell’ambiente scolastico e hanno buoni rapporti con gli Insegnanti. Da parte dei Presidi e degli Insegnanti, c’è un’ottima collaborazione, grande comprensione e molto apprezzamento.

Le ragazze che frequentano la scuola superiore vanno da sole, con l’autorizzazione scritta dei genitori, viene data loro grande fiducia e fin'ora hanno mostrato di meritarla.
Partecipano anche ai pellegrinaggi organizzati dall’U.N.I.T.A.L.S.I., a Loreto ogni anno; a Lourdes e dal Papa in occasione del Primo Centenario di questa bella Organizzazione, come mostrano le foto anche sulla papamobile;prendono parte ai concerti di Natale nella Parrocchia della Madonna dei Monti.

La collaborazione con le famiglie è abbastanza efficace.La comunicazione con le mamme e i pochi papà presenti, è continua e costruttiva. Forse perché le hanno in casa per breve tempo, tendono ad accontentarle un po’ troppo. Insieme, però, ci si impegna a trasmettere i valori della famiglia, il senso di responsabilità, la collaborazione, la  condivisione,  l’apprezzamento per tutto ciò che è dato in pura gratuità. Il dono si trasformerà – ci si augura  –  in impegno riconoscente verso il Signore della vita, che  continua a prendersi cura di ognuna con lungimiranza e generosità.

Educare oggi non è semplice e tanto meno gratificante, richiede  spirito di sacrificio, capacità di attendere,  pazienza, la pazienza del seminatore generoso  del Vangelo. Spesso sembra che il seme cada sulla strada, sui sassi, o tra i rovi e le spine…con le conseguenze che la società ci mostra.

Per chi educa,è importante tirar fuori quello che la persona già possiede “in nuce”, far emergere l’immagine e somiglianza con Dio, la dignitàpersonale, creare le condizioni per essereil terreno buono, dove il seme fruttifica.

La fiducia evangelica del seminatore è quella che guida e sostiene chi educa, nel contatto quotidiano con le diciassette - tra ragazze e bambine - che la Pia Casa ospita oggi, in questa nostra epoca di cambiamenti vertiginosi.

Tanti sono gli interrogativi e i dubbi.
La Pia Casa continua ancora oggi ad essere un’espressione inequivocabile dell’Amore di Dio?

Sarà contento il nostro caro San Vincenzo di questa famiglia multietnica, multiculturale, multireligiosa, nella quale vivono insieme ragazze musulmane, ortodosse e cattoliche?

Speriamo di sì, visto l’ampio respiro di universalità che lui portava nel cuore.

 

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