Elisabetta Sanna e il demonio

a cura di paolo (0 commenti)

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Elisabetta Sanna e il demonio

La Venerabile Elisabetta Sanna nacque a Codrongianos (Sassari) il 23 aprile 1788.
A tre mesi perdette la capacità di sollevare le braccia.
Sposata, allevò cinque figli. Nel 1825 restò vedova e fece voto di castità; era la madre spirituale delle ragazze e delle donne della sua terra.

Nel 1831, imbarcatasi per un pellegrinaggio in Terra Santa, finì a Roma, e non poté tornare per sopravventi gravi disturbi fisici. Si dedicò totalmente alla preghiera ed a servire i malati e i poveri.
Fu tra i primi iscritti all’Unione dell’Apostolato Cattolico di San Vincenzo Pallotti, suo direttore spirituale. La sua abitazione divenne un santuario di viva Fede ed ardente Carità.
Morì a Roma il 17 febbraio 1857 e venne seppellita nella chiesa del SS. Salvatore in Onda accanto alla curia generalizia dei Padri Pallottini.

Dagli atti del processo di beatificazione e canonizzazione della serva di Dio risulta che le vessazioni di Satana non furono infrequenti nella sua vita.

Ce ne parlano due testimoni di primo piano: il padre spirituale don ...
... Giuseppe Grappeli e l’amica carissima Adelaide Balzani.

La Balzani disse: “ Avendo fatto menzione degli strapazzi che il demonio faceva della Venerabile durante la notte, aggiungerò che ella mi diceva che il demonio le compariva in bruttissime forme, che talvolta le stringeva la gola in atto di soffocarla, ed ella lo metteva in fuga con l’invocazione della Virgo Potens.

Altre volte ricorreva all’acqua benedetta e, siccome, per il suo impedimento, non poteva prenderla con la mano , ne poneva il vassello sul tavolino e vi poneva sopra la fronte. Credo che debba attribuirsi al demonio quella straordinaria irruzione di topi che avveniva di giorno nella sua camera.

Questi passeggiavano per tutta la camera con la più grande padronanza, anche alla mia presenza e degli altri, e se portavamo qualche cosa più delicata da mangiare – che la Serva di Dio avrebbe certamente dispensata ad altri poveri infermi, perché per sé non ne usava mai – i topi guastavano tutto in un momento, senza però mangiarselo.

Mia madre le disse che non sarebbe più andata da lei per il ribrezzo di quelle bestie e la Venerabile le disse che quegli animali non erano per lei. E questo confermò l’opinione comune, condivisa anche da don Giuseppe Grappelli, che in quei topi vi era qualche cosa non del tutto naturale, ma che vi fosse dell’opera del demonio.

Aggiungerò che la Venerabile interrogata da me riguardo alle infestazioni diaboliche, mi diceva che il demonio nulla può fare più di quello che Dio gli permette e nulla ottiene contro quelli che hanno una vera fiducia in Dio e nella Beata Vergine. Mi disse che una notte il demonio le comparve come un cavallo sbuffante fuoco dalla bocca, dalle narici e dagli occhi e le si avventò addosso.

Ella restò sorpresa né poté liberarsi, se non quando con grande forza invocò la Virgo Potens e sentì la Madonna risponderle: “Eccomi, figlia!”, e il demonio si dileguò”.

Don Giuseppe Grappelli riferì che il demonio la molestava di notte con luride e spaventose apparizioni di persone, o di un cane rabbioso che la mordeva in viso, o di un cavallo sfrenato; le strongeva la gola, la batteva e pestava; talvolta le appariva sotto l’aspetto del marito o di un figlio, che le facevano raccapriccianti proposte:

“Ogni volta che mi portavo da lei – perciò – mi pregava di segnarla con l’acqua santa e di aspergerne la camera e il letto, e mi diceva che al tempo di don Vincenzo Pallotti e don F. Vaccari tali battaglie erano ancora più frequenti e terribili, e spessissimo essi ricorrevano alle Oblate di Tor de’ Specchi, alla Signora Rosa Rinaldi, che spesso osservò le lividure, la gonfiezza straordinaria del volto ed altri segni nella Serva di Dio, ed anche in qualche modo son note alla marchesa Fioravanti, a Giovanna Guidi ed altri, e, nell’ultima apparizione, quella del cavallo sbuffante fuoco, la Serva di Dio ebbe tanto spavento, che le alterò molto la salute, e dové anche levarsi sangue”.

Don Marcello Stanzione

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