Il progetto di Dio


Nella catechesi di oggi vediamo perché Dio avrebbe concepito il grandioso progetto della creazione del mondo e dell’uomo. “Colui che è” (Ap 1, 8) non aveva bisogno di dimostrare il suo potere. Egli bastava e basta a se stesso da sempre e per sempre (Sl 92, 9). L'opera creata da Lui è frutto del suo profondo amore verso di noi.

Dio è Creatore e ragione di tutte le cose esistenti e possibili. "Egli, Essere perfettissimo, ha tratto dal nulla tutte le cose alle quali ha assegnato una ragione di essere e ad alcune di operare secondo la loro natura. Per la creatura umana, che Egli volle spirituale e ragionevole, come leggiamo nella Genesi, Egli prese come modello se stesso, creandola a propria immagine e somiglianza. Questa immagine e somiglianza non sta nell'argilla dalla quale estrasse il corpo dell'uomo, ma nell'anima, che come Dio è immortale, e nelle sue potenze che, come Dio, sono spirituali. Nel suo complesso, in ragione della sua anima, del suo intelletto e della sua volontà, l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza del Creatore, di Lui, Dio, libero, intelligente, misericordioso, e soprattutto, carità per essenza"[1].

Riguardo la creazione Pallotti dice: "Dio... ragione di tutte le cose esistenti e possibili, volendo trarre dal nulla la creatura ragionevole, quale è l'uomo, l'ha creata a sua immagine e somiglianza, come ci insegna la fede, ma Dio per ragione infinita è carità per essenza, dunque l'uomo secondo la realtà della sua creazione è una viva immagine della carità per essenza" (OO CC IV, pp. 307-308).

L'uomo nacque nel progetto di Dio non perché in un bel giorno Egli si è svegliato e ha deciso di creare l’uomo! Egli è da sempre e da sempre ci ha pensati perché Egli è AMORE ed essendo tale ha voluto che ognuno di noi potesse diventare come Lui. San Vincenzo contemplando questo amore di Dio Padre dice: “IDDio contemplando eternamente, e infinitamente Se stesso genera il Figliuolo divino, che è la Viva, e perfetta Immagine della Sostanza dello stesso Dio, e sebbene io sia infinitamente indegno, e incapace di essere simile a Dio, pure Iddio misericordiosamente mi nutre colla Immagine viva della sua sostanza divina, e con tale misericordiosa nutrizione distrugge in me tutta la mia indegnità...” (OO CC X, p. 452)

San Vincenzo spesso descrive Dio come carità per essenza perché è la manifestazione del suo perfetto amore per l'uomo. Se Dio è amore, l'uomo è obbligato ad imitarlo. "Dio è perfetto nell'amare se stesso e nel glorificare se stesso, dunque l'uomo deve essere perfetto nell'amare Dio e nel glorificare Dio. Inoltre, Dio è perfetto nell'amare l'uomo, e da tutta l'eternità lo ha amato vedendolo nella sua divina prescienza, ed ama l'uomo per tutta l'eternità, e per l'uomo opera sempre nel tempo con la creazione, conservazione, redenzione, e nell'eternità colla glorificazione; così l'uomo deve essere perfetto nell'amare il prossimo" (OO CC IV, p. 308). 

  1. La fecondità dell'amore di Dio

"E noi abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui" (1Gv 4,16).

Di solito le persone sognano di fare qualche cosa di buono lungo la vita. Alcuni sogni sono facili per essere eseguiti, altri sono troppo esigenti, ma non impossibili da fare, altri a volte non potranno mai compiersi, perché vanno oltre le possibilità umane, perché l'uomo non può creare niente, ma soltanto sviluppare l'opera creata da Dio. Secondo il libro della Genesi, Dio ha benedetto l'essere umano dicendo: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra" (Gn 1,28). Ecco l'ordine di Dio. Però, quando parliamo dell'opera creatrice di Dio Padre, non possiamo dire che Dio ebbe un sogno e all’improvviso creò tutte le cose. Dio da sempre e per sempre ebbe un progetto d'amore. Come dice San Giovanni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16); ossia, prima di mandare il Figlio Unigenito, Dio ci ha amato. L'amore viene prima della creazione. L'amore di Dio genera la vita.

Oltre la creazione dell'universo, Dio pensava all’incarnazione del suo Figlio: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gl 4,4-5). L'amore misericordioso di Dio ci porta alla condizione di figli nel Figlio: "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno" (Eb 4,16).

Questi brani della Sacra Scrittura conferma che l’opera di Dio è un’opera di amore. "Lui ha creato le cose non perché si sentiva solo. Lui è Colui che è da sempre e per sempre, perciò non aveva certo bisogno di compagnia per sentirsi meno solo; non aveva certo bisogno di crearsi degli adulatori che applaudissero allo spettacolo della sua grandiosa creazione; non aveva certo bisogno di gettarci nel terrore per le catastrofi naturali per dimostrarci la sua potenza; non aveva certo bisogno di offuscare le nostre piccole/grandi conquiste con la magnificenza della sua scienza infinitamente superiore; non aveva certo bisogno di misurare la sua enorme saggezza con la pochezza della stupidità umana dimostrata dalla nostra bellicosità che ci porta continuamente alle soglie di una non tanto ipotetica fine del mondo causata da noi stessi"[2].

  1. L'amore di Dio è eterno[3]

In realtà, noi esistiamo, fin dall’eternità nella mente di Dio, in un grande progetto che Dio ha custodito in se stesso e che ha deciso di attuare e di rivelare “nella pienezza dei tempi” (cfr. Ef 1,10). San Paolo ci fa comprendere, quindi, come tutta la creazione e, in particolare, l’uomo e la donna non siano frutto del caso, ma rispondano ad un disegno di benevolenza della ragione eterna di Dio che con la potenza creatrice e redentrice della sua Parola dà origine al mondo. Questa prima affermazione ci ricorda che la nostra vocazione non è semplicemente esistere nel mondo, essere inseriti in una storia, e neppure soltanto essere creature di Dio; è qualcosa di più grande: è l’essere scelti da Dio, ancora prima della creazione del mondo, nel Figlio, Gesù Cristo. In Lui, quindi, noi esistiamo, per così dire, già da sempre. Dio ci contempla in Cristo, come figli adottivi. Il “disegno di benevolenza” di Dio, che viene qualificato dall’Apostolo anche come “disegno di amore” (Ef 1, 5), è definito “il mistero” della volontà divina (v. 9), nascosto e ora manifestato nella Persona e nell’opera di Cristo. L’iniziativa divina precede ogni risposta umana: è un dono gratuito del suo amore che ci avvolge e ci trasforma.

Ma qual è lo scopo ultimo di questo disegno misterioso? Qual è il centro della volontà di Dio? E’ quello – ci dice san Paolo – di “ricondurre a Cristo, unico capo, tutte le cose” (v. 10). In questa espressione troviamo una delle formulazioni centrali del Nuovo Testamento che ci fanno comprendere il disegno di Dio, il suo progetto di amore verso l’intera umanità, una formulazione che, nel secondo secolo, sant’Ireneo di Lione mise come nucleo della sua cristologia: “ricapitolare” tutta la realtà in Cristo.

Per San Paolo la ricapitolazione dell’universo in Cristo significa che nel grande disegno della creazione e della storia, Cristo si leva come centro dell’intero cammino del mondo, asse portante di tutto, che attira a Sé l’intera realtà, per superare la dispersione e il limite e condurre tutto alla pienezza voluta da Dio (cfr. Ef 1,23).

Questo “disegno di benevolenza” non è rimasto, per così dire, nel silenzio di Dio, ma Egli lo ha fatto conoscere entrando in relazione con l’uomo, al quale non ha rivelato solo qualcosa, ma Se stesso. Egli non ha comunicato semplicemente un insieme di verità, ma si è auto-comunicato a noi, fino ad essere uno di noi, ad incarnarsi. Il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione dogmatica Dei Verbum dice: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso [non solo qualcosa di sé, ma se stesso] e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono così resi partecipi della divina natura” (n. 2). Dio non solo dice qualcosa, ma Si comunica, ci attira nella divina natura così che noi siamo coinvolti in essa, divinizzati. Dio rivela il suo grande disegno di amore entrando in relazione con l’uomo, avvicinandosi a lui fino al punto di farsi Egli stesso uomo. Il Concilio continua: “Il Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e vive tra essi (cfr. Bar 3,38) per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé”.

  1. Il senso della vita[4]

La vita ha un senso solo se si ammette l'esistenza di qualcuno che abbia creato l'universo e l'uomo e li mantenga nell'esistenza secondo un progetto ben preciso che egli realizza con potenza, con sapienza e con bontà infinita. Al creatore di tutto gli uomini danno il nome: Dio. Se si negasse l'esistenza di Dio, la vita risulterebbe senza senso e non troverebbero risposta le profonde domande dell'uomo: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Il Salmo 8, 5 dice: “Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui? L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi piedi”.

Il progetto di Dio su di noi equivale al progetto per cui egli ci ha creati. Per scoprire questo progetto e quale sia il senso della vita, occorre conoscere il fine per cui Dio ci ha creati.

Il Concilio Vaticano II afferma che: "La comunione di Dio con gli uomini e degli uomini con Dio e fra loro in Cristo, costituisce il fine della vita".

La comunione con Dio e con gli uomini, fine per cui siamo stati creati, consiste:

  1. a) Nel fedele e gioioso compimento della volontà di Dio 
  2. b) Nell'essere per l'altro
  3. c) Nell'essere con l'altro

Così come ha fatto Gesù che ha condiviso la nostra vita venendo ad abitare tra noi, che ha detto che suo cibo era fare la volontà del Padre e che ha dato la sua vita per salvarci.

Vivere in Dio, per Dio e con Dio, vivere nell'amore fraterno è il fine unico della vita. Gli altri fini dell'uomo, anche buoni e che vanno conseguiti, sono sempre fini umani intermedi, che vanno ordinati tutti al fine unico dell'esistenza, che è l'intima unione con Dio e l'amore fraterno (cfr. GS 11,12).

Il raggiungimento del fine ultimo equivale al raggiungimento della salvezza. È salvato chi raggiunge il fine per cui è stato creato: cioè chi conosce, ama e serve Dio, chi vive per Lui, con Lui e in Lui e ama i fratelli. Questo a cominciare da questa terra e poi in Cielo, dove l'amore a Dio e in Dio sarà perfetto per tutta l'eternità (Cfr. 1Gv 3,2).

3.1 Il fine soprannaturale

Il fine soprannaturale dell'uomo è la visione beatifica di Dio nel santo paradiso. Tale fine, che supera in modo essenziale ogni nostra capacità ed esigenza, è un dono assolutamente gratuito del Signore, che, nella sua infinita bontà, ha voluto elevarci a uno stato di superiore grandezza.

Anche nell'ordine naturale Dio sarebbe stato il nostro fine ultimo, ma ciò non avrebbe superato le nostre capacità intrinseche e si sarebbe realizzato mediante una conoscenza e un amore proporzionato alle nostre doti e possibilità.

Nell'ordine soprannaturale, invece, l'uomo, al termine della sua esistenza terrena, spezzate le barriere della natura, non conoscerà più Dio come semplice creatura, in modo indiretto e confuso, qual è riflesso pallidamente nelle sue opere, ma come figlio vedrà Dio in Se stesso: "Allora vediamo faccia a faccia" (1Cor 13,12); "qual Egli veramente è" (1Gv 1,2), in una visione diretta, che è intuizione immediata della stessa Essenza Divina.

A tale conoscenza soprannaturale, senza veli e senza ombre, seguirà anche un amore trascendente, che nulla potrà turbare o distruggere. Dio diventa così realmente il nostro termine e il nostro possesso supremo, e il nostro essere riceve la sua perfezione e la sua pienezza dalla perfezione e dalla pienezza stessa di Dio. È la vita eterna promessa da Cristo a quanti credono e vivono in Lui, e che formerà per sempre il nostro gaudio e la nostra felicità.

Pertanto, l'uomo è grande per lo spirito immortale che lo anima, e per le meravigliose doti d'intelligenza, di volontà e di cuore che lo pongono al vertice della natura sensibile, costituendolo "re del creato". Ma la sua grandezza vera, sovrana, è data dalla grazia, che lo rende figlio di Dio, e dal fine soprannaturale, che il Signore gli ha riservato di là da questo pellegrinaggio terreno. In un certo senso, l'uomo vale quanto vale Dio, perché Dio dovrà essere il suo possesso e la sua beatitudine eterna.

Il progetto di Dio è stato grande riguardo all'uomo, ma lui lo ha rifiutato perché aveva la libertà di dire sì e no.  Il rifiuto della propria verità si consuma nel peccato che cerca di sostituirsi a Dio (cfr. Gn 3), e questo altera radicalmente l'armonia tra Dio e l'uomo. Il progetto di Dio si deforma, e tutta la storia della salvezza si snoderà a ricostituire la primitiva armonia e restituire all’uomo la sua fisionomia di immagine di Dio. Su questo argomento lo tratteremo nella prossima catechesi: "Dio crea l'uomo a sua immagine".

Dagli scritti di San Vincenzo :

Amore infinito di Dio nella Creazione.

"Mio Dio Voi con amore infinito vi siete degnato crearmi ad immagine, e similitudine vostra, e mi avete conceduto il dono del libero arbitrio per profittarne onde con merito perfezioni me stesso in quanto sono viva immagine di tutto Voi Padre, Figliuolo, e Spirito Santo, e di tutti i vostri infiniti Attributi, e Perfezioni, perché mi volete fare simile a Voi nella gloria e in tutto Voi nella vostra Essenza, nelle Persone, negli Attributi, nelle Perfezioni vostre infinite e in tutto l'Essere vostro Eterno, Infinito, Immenso, e Incomprensibile. Oh Amore incomprensibile"! 

(OO CC X, p. 749)

 “Chi sono io innanzi a te, mio Dio, che tu, di giorno e di notte, sia ch’io vegli o dorma, sia ch’io pensi a te, sia che non ti pensi, nonostante la mia ingratitudine e peccati, con Amore Infinito, abbia a pensare sempre a me, per distruggere la mia indegnità e trasformarmi tutto in te?”

OOCC X, 472 (Opere Complete, vol. X pag. 472)

 “L’anima mia è viva immagine della Santità di Dio. E, allora, se non divento santo, quanto posso, sono in contraddizione con la mia natura. Dunque, mio Dio, per non degradare l’opera tua, devo acquistare, in tutto e sempre, tutta la perfezione possibile.”

OOCC XIII, 107-108 (IAI, med. XIX):

Domande:

  1. Che cosa ti ha colpito di più in questa catechesi?
  2. Dio ci ama da sempre e per sempre.

Come rispondere a questo amore nelle circostanze della vita ordinaria ?