Anno della vita consacrata

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Incontro mondiale dei giovani religiosi

Anche la nostra Congregazione ha partecipato a questo straordinario momento ecclesiale: l’Incontro mondiale dei giovani religiosi. La Comunità del Generalato ha “sposato” in pieno l’iniziativa collaborando nel volontariato di preparazione con Sr Lilli Nanat, in contemporanea Sr Venicia e SrCarmelTheresa si dedicavano all’accoglienza  del gruppo e nutrendo il corpo delle consorelle, che vi hanno  partecipato,accompagnate da Sr Stella Marotta:

Sr Anna Simeone e Suor M. SheejaKiliyara  (Italia),SrIvineteFragata (Brasile), Sr Patrizia  Sartirana (Argentina), SrGoretiKerketta , Sr Karina  Anthony e Sr Francina Bal   (India,SrPorfidia Guerra   (Bolivia – Suore Mariane dell’A.C.), SrManjuTigga   (India Suore del Cenacolo).

La Comunità ha fatto un’esperienza fantastica di comunione e di preghiera, benedetta quotidianamente dalla madre IveteGarletche si trovava in Mozambico.

E’ stato uno spettacolo vedere più di 5.000 i giovani consacrati e consacrate provenienti da ogni parte del mondo (tra cui Iran, Filippine, Costa d'Avorio, Zimbabwe) che camminano per le strade di Roma dal 15 al 19 settembre  per partecipare all’Incontro Mondiale dei Giovani Consacrati e Consacrate, dal titolo ‘Svegliate il mondo – Vangelo, Profezia, Speranza, organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica nell’ambito dell’Anno della Vita Consacrata.

Queste le finalità del Convegno: vivere un’esperienza di formazione attraverso un approfondimento biblico, teologico-carismatico ed ecclesiologico degli elementi fondamentali della Vita consacrata; offrire uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative. Celebrare e testimoniare la bellezza della propria vocazione.

Ogni mattina i giovani si sono incontrati nell’Aula Paolo VI in Vaticano per ascoltare e riflettere sui temi della vocazione, della vita fraterna e della missione; il pomeriggio si sono riuniti in diverse parti di Roma per momenti di dialogo e condivisione e la sera hanno preso parte agli itinerari proposti:

il cammino dell'annuncio (notte missionaria al centro di Roma),

il cammino dell'incontro (itinerari con alcune organizzazioni socio-ecclesiali: Caritas, Comunità di S. Egidio, TalithaKum),

il cammino della bellezza (visite guidate ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina).

Tre gli eventi aperti a tutti: veglia di preghiera in Piazza S. Pietro presieduta dall’Arcivescovo Segretario CIVCSVA, S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, OFM (15 settembre ore 20.30), Celebrazione eucaristica nella Basilica papale di S. Pietro presieduta dal Prefetto della Congregazione, S.E.R. il Cardinale João Braz de Aviz (19 settembre ore 11.30), serata di musica e testimonianza in Piazza S. Pietro (18 settembre ore 20.30). Il 19 settembre avrà luogo la grande Celebrazione della Memoria dei Santi e dei Martiri della Vita Consacrata, preghiera itinerante che partirà da S. Maria in Aracoeli, attraverserà il Carcere Mamertino e i Fori Imperiali per arrivare al Colosseo.

Parto ora dal raccontare in breve la vita di questi giorni iniziando dall’ultimo giorno.

Con la Santa Messa, nella Basilica di San Pietro, si è chiuso il 19 settembre 2015 l’incontro mondiale per giovani consacrati e consacrate dal titolo "Svegliate il mondo!", apertosi martedì 15 settembre.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale João Braz de Aviz prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

Venerdì sera momenti di musica, danza e spettacolo si sono alternati a testimonianze di sacerdoti, suore, frati di vari ordini e congregazioni religiose.

Particolarmente toccante, è stata la testimonianza di una suora indiana missionaria in Afghanistan. “Il nostro è un apostolato del silenzio”, ha raccontato suor Annie Puthemparambil, cottolenghina, originaria del Kerala. “Quando usciamo - ha affermato la religiosa - dobbiamo sempre spostarci in gruppo e il rischio di attentati è elevato”. “Non ci è permesso di indossare abiti da suore, né di parlare del Vangelo o anche solo di nominarlo. Tutto questo però non ci impedisce di far percepire ai fratelli che incontriamo l'amore di Gesù. Grazie a un progetto che riunisce varie congregazioni ci prendiamo cura dei bambini con disabilità psichica. E a volte le famiglie si stupiscono: Solo voi – ci dicono – siete attente ai nostri figli”.

Sulla drammatica situazione nella Repubblica Centrafricana si è soffermato padre Bernard Kinvi, camilliano, che dirige un convento e un ospedale nel Nord-Ovest del Paese, sconvolto dalla guerra civile. In questi anni ha accolto migliaia di profughi e malati, la maggior parte dei quali musulmani. Per questo ha ricevuto gravi minacce: “Gli esponenti delle varie fazioni in conflitto - ha detto padre Bernard Kinvi - non accettano che io dia ricovero ai loro nemici: ecco perché spesso ricevo minacce. Un giorno però ho accolto nel mio ospedale un capo dei ribelli, gravemente ferito. Era proprio tra quelli che volevano uccidermi. Ha ricevuto le cure necessarie e, una volta ristabilito, è diventato un uomo diverso. Tutto questo per me significa incontrare Cristo negli ultimi e nei malati”. 

Straordinaria è stata la storia di Adrian Saouadogo, originario del Burkina Faso, della congregazione dei Padri Bianchi. Nato in una famiglia islamica, a 21 anni si è convertito al cristianesimo. “Un giorno - ha detto - mentre tornavo a casa, dopo una lezione di arti marziali, ho sentito qualcuno che mi chiamava. Era un uomo dalle vesti splendenti. Mi ci è voluto del tempo per capire chi fosse, ma alla fine ho compreso: era Gesù in persona. Naturalmente per la mia famiglia la conversione è stata uno shock, anche perché, in quanto figlio maggiore, avrei dovuto educare all'islam i miei fratelli. Per 18 anni sono stato allontanato da casa e alcuni esponenti della comunità musulmana avevano addirittura detto a mio padre di uccidermi. Ma oggi – spiega il sacerdote, che attualmente lavora in un istituto di formazione islamo-cristiana – qualcosa è cambiato, grazie al potere della riconciliazione. Recentemente mio padre mi ha detto: 'Di questa storia non capisco quasi nulla, ma capisco che è una storia guidata dall'alto'”.

Tra le varie testimonianze, anche quelle di consacrati e consacrate che hanno coniugato fede e arte, come suor Cristina Scuccia, divenuta popolare dopo la sua vittoria al programma “The voice”. “Non canto mai per me stessa”. “La mia voce – ha detto la giovane suora orsolina - è solo un modo per far brillare la grande luce che sento dentro. E in tutto questo il mio fondamento è la congregazione: quando tremo e mi sento piccola ho bisogno del calore di una famiglia”. Frate Alessandro Brustenghi, francescano, con una voce da tenore, ha inciso un cd per una prestigiosa etichetta e ha girato il mondo, “Ma continuo ad anelare - ha ricordato - alla vita semplice di un piccolo convento”. 

Singolare, infine, la storia di Anna Nobili, cubista nelle discoteche della riviera romagnola, poi suora nell'ordine delle Operaie della Santa Casa di Nazareth. "Se quando avevo quindici anni mi avessero raccontato il mio futuro probabilmente sarei scoppiata a ridere. Non conoscevo Cristo e sentivo dentro solo una grande solitudine. Poi l'incontro capace di trasfigurare la vita. Appena entrata in convento pensavo che il ballo fosse una cosa sporca e volevo distaccarmene. Invece, nel tempo, le consorelle mi hanno aiutato a capire quale grande dono avessi con me. Oggi vivo e insegno la danza come profondo segno di amore verso Gesù".

In mattinata, nella grande aula Paolo VI tutti si sono chiesto :Cosa vuol dire, oggi, vivere la missione come una ‘mistica dell’avvicinamento’, relazione presentata da AndrzejWodka.

Esiste una mistica ‘quotidiana’ che consiste nel mettersi in movimento per incontrare l’altro, accogliendolo e aiutandolo, cercando il suo bene. Avvicinandosi al prossimo, si incontra Dio e si percepisce l’altro come fratello. Questa mistica però, dice Wodka, richiede diversi elementi tra cui «il coraggio di comunione, della quale dobbiamo essere esperti»; richiede  una conversione missionaria e pastorale, che porta all’incontro, all’accoglienza e al sostegno reciproco. Nell’Anno giubilare che sta per iniziare «sta a noi consacrati essere una continua e semplice ‘memoria vivente’ di questo eterno abbraccio del Padre con i suoi figli».

La missione della Vita consacrata oggi è un impegno socio-ambientale, spiega Maria InésRibeiro nel corso del suo intervento, ponendo l’accento non tanto su ciò che si deve fare quanto su come bisogna essere.

Il missionario è «una presenza amica, amorevole, profetica e critica, capace di manifestare l’amore e la misericordia di Dio nelle sue azioni, parole e testimonianza di vita». È urgente un rinnovamento della Vita consacrata (adattare i carismi alle urgenze del momento attuale) insieme all’impegno profetico (vivere la comunione per generare comunione, vivere in sintonia con il creato, fare crescere la vita).

Al termine della mattinata, P. Fabio Ciardi, esorta i giovani a seguire l’esempio dei loro fondatori e fondatrici, uomini e donne capaci di «cogliere valori laddove gli altri vedono solo disvalori, di riconoscere bellezze dove altri non sono in grado di scorgerle».

È chiesta a ciascuno la stessa capacità creativa, l’audacia e intraprendenza dei fondatori, la capacità di conoscere e comprendere la società in cui si vive, di lavorare insieme per dare risposte ai bisogni dell’uomo. «Non abbiamo soltanto una grande storia da raccontare - conclude P. Ciardi citando S. Giovanni Paolo II - ma anche una grande storia da costruire».

Giovedì, 17 settembre 2015, grande attesa ed emozione per l’arrivo del Santo Padre che ha detto ai giovani consacrati e consacrate presenti nell’Aula Paolo VI  di scegliere la vera libertà che viene dallo Spirito e non dalla mondanità, coltivare grandi sogni per Dio, avere un cuore che arde d’amore.

Si è poi rivolto ai consacrati provenienti dall’Iraq e dalla Siria, ricordando i numerosi martiri, che hanno testimoniato la fede fino al dono della vita. Ha poi voluto ringraziare tutte le donne consacrate per la loro testimonianza, donne che non si risparmiano, vere icone della Chiesa-sposa e della sua maternità.

«Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme».

È possibile vivere realmente le parole del Salmo 133 - chiede Paul Bere, gesuita, nella sua relazione che apre la giornata dedicata al tema della vita fraterna -?

La fraternità è un dono ‘dinamico’ il cui tratto fondamentale è sentirsi responsabili dell’altro. Le parole del salmo esprimono la certezza che l’amore fraterno è possibile, che non c’è bisogno che esso si basi su legami di sangue, di nazionalità o sulla simpatia: la fraternità si costruisce. Se la Chiesa come famiglia di Dio nella molteplicità dei suoi doni vuole un segno visibile di questo mistero rivelato in Cristo Gesù, è la vita consacrata che serve come luce di testimonianza nel quotidiano.

«Le persone consacrate diventano, allora, per vocazione, segno concreto della grazia offerta all’umanità di edificare relazioni fraterne» e conclude «il solo modo di vivere la fraternità nella vita consacrata, non sarà forse semplicemente di essere quello che siamo: fratelli e sorelle»?

Di Chiesa-famiglia parla anche Junkal Guevara, RJM, facendo riferimento a Betania, la casa di Marta e Maria e di Lazzaro. L’esperienza della Chiesa unita nell’amicizia di Dio, convocata da Gesù Risorto, è rappresentata da Betania, che non è tanto un luogo geografico, quanto teologico.

Dopo la Risurrezione, infatti, nasce una fraternità non fondata da legami di parentela, ma su Gesù Risorto, che rende tutti fratelli. Betania è anche la Chiesa in missione, ‘in uscita’, «la Chiesa che esiste per il mondo, perché c’è e deve esserci salvezza».

Mercoledì, 16 settembre 2015, ad aprire la giornata odierna, dedicata al tema della vocazione, S.E.R. il Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione. Focus della relazione la novità di vita che i consacrati sono chiamati a incarnare, in risposta alla chiamata di Dio.

«La Chiesa - spiega - ci chiama alla spiritualità di comunione, alla “cultura dell’incontro”, in cui il fratello e la sorella con cui seguiamo Gesù non rimangono solo la nostra “maggiore penitenza”, ma diventano la possibilità di sperimentare concretamente Dio, perché il fratello e la sorella ci permettono di amare». «Non ci sono vocazioni speciali – ha sottolineato poi Mons. Carballo nel corso del suo intervento - ci sono vocazioni specifiche».

Ciascuno è chiamato all'incontro personale con il Signore e a rispondere alla sua chiamata, collaborando con lui.

La vocazione alla vita consacrata è una chiamata specifica a seguire il Signore ‘più da vicino’.

Ai consacrati «verrà chiesto di rompere con il passato e di condividere tutto con Gesù: il suo stile di vita, il suo cammino, la sua missione e la sua sorte».

La vocazione non è una "professione" o una "attività", è la sequela di una persona, la persona di Gesù. È una chiamata personale e una libera scelta, è un dono da condividere con gli altri, si mantiene giovane e si rinnova nella misura in cui diventa il mezzo attraverso cui gli altri possono incontrare il Signore. «Essere giovani vuol dire essere aperti al nuovo – ha affermato P. Fabio Ciardi - liberi da pregiudizi, incondizionati nella donazione, disponibili alla divina avventura dello Spirito, con davanti il futuro di Dio, i suoi infiniti orizzonti».

È l'invito ad avere il coraggio di fidarsi di Dio e lasciarsi guidare dal suo Spirito, come una matita, come un pennello nelle mani dell'Artista.

Come fare? «Ascoltare e vivere la Parola di Dio – spiega P. Ciardi - colloquiare con lui in maniera amorosa nella preghiera; esercitarci nella carità fattiva verso tutti, specialmente i poveri e gli ultimi». Accogliere la chiamata nella Chiesa e per la Chiesa essere consapevoli che ogni vocazione 'ha bisogno degli altri', accorgersi di ciò che si riceve aiuta a crescere nella gratitudine e preserva dalla tentazione di vivere la vocazione in modo 'individualistico' ha aggiunto Sr Mary Melone, SFA, Rettore della Pontificia Università Antonianum, concludendo il suo intervento con forte appello alla corresponsabilità: «La Chiesa è il nostro luogo, dove il Signore continuamente ci invita ad assumerci la responsabilità di edificare la comunione: qual è la Chiesa che noi stiamo facendo?».

«Siate forti, siate fedeli, svegliate il mondo!»

Con questa esortazione di Mons. José Rodríguez Carballo, OFM Arcivescovo Segretario CIVCSVA, nella veglia del 15 settembre, in Piazza S. Pietro, è iniziato l'Incontro Mondiale dei Giovani Consacrati e Consacrate e con lo stesso slogan è terminato.

Sia lode al Signore che ha compiuto meraviglie e, proprio attraverso questo evento, ha rinnovato e risvegliato l’ardore per Gesù, unico Signore e Amore della nostra vita.

Suor Stella Marotta

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